Paulilatino (OR) – Pozzo di Santa Cristina / Ogni anno, all’equinozio di primavera e d’autunno, i raggi solari, con un’inclinazione che sfiora la gradinata, baciano la superficie d’acqua.

IL TORO DI LUCE


ARTICOLO E FOTOGRAFIE
 / Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu

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il fenomeno del toro di luce (foto GRS)

Il 21 dicembre, durante il solstizio d’inverno, la giornata più corta dell’anno, i raggi solari entrano da una nicchia sopra l’architrave della porta – un’apertura che, fino a poco tempo fa, si pensava servisse solo per scaricare il peso della costruzione –, attraversano il corridoio e la grande sala e
colpiscono una roccia levigata del pavimento.
Davanti agli occhi stupefatti dei visitatori, appare la testa luminosa di un toro che sembra spuntare dal nulla. Il nuraghe di Santa Barbara si comporta come una grande camera oscura che mette in risalto il toro di luce, un animale considerato sacro per la sua prorompente forza generatrice. Questo fenomeno è stato scoperto e studiato per diversi anni dal Gruppo Ricerche Sardegna (GRS), un’associazione culturale per la divulgazione e l’approfondimento della storia di questa regione. In particolare si sono occupati di ricerche sul rapporto tra i nuraghi e gli eventi astronomici, andando contro l’opinione predominante nel settore archeologico, secondo cui i nuraghi sarebbero solo torri di avvistamento o di difesa. Immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di tornare alla Sardegna di 3500 anni fa. Siamo all’interno del nuraghe, all’alba del solstizio invernale. L’officiante indossa abiti cerimoniali – un lungo mantello ricoperto di placche di bronzo – e intorno a lui ci sono i partecipanti al rituale.
I raggi solari cominciano a penetrare dall’apertura fino a toccare la veste di metallo del capo religioso che in un attimo si illumina come un sole in Terra, emanando sempre più calore. Il toro di luce s’impossessa quindi del sacerdote trasformandolo in un corpo energetico e luminoso. Potrà apparire strano che i sacerdoti indossassero abiti di metallo, che nel nostro immaginario sono riservati alle battaglie, però presso il Museo archeologico di Cagliari è conservato un bronzetto con indosso lo stesso tipo di mantello a placche, chiamato il «Musico» per via di un disco sulla testa.