CASTEL D’ARNO – LOC. PIANELLO (PG) – PALAZZO
IL GIARDINO DEL COLONNELLO
(c) articolo e fotografie di Lucia Pippi e Cristiano Roscini
cristianoroscini@yahoo.it
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Questo luogo appartiene al gruppo:
BENE/MALE
FANTASMI
PERSONAGGI (negativi – assassini)
Luogo: ITALIA ABBANDONATA
Non sono in molti a conoscere questo antico borgo, oggi quasi del tutto abbandonato, ma che un tempo era considerato una fortezza pressoché inespugnabile. La sua posizione infatti era talmente adatta alle strategie militari che questa collina risulta abitata sin dai tempi dell’Antica Roma: in epoca medievale poi, il comune di Perugia fece ricostruire il castello usandolo come avamposto per la protezione dei suoi confini. A metà del 1800, finita l’epoca delle battaglie tra i comuni, gli abitanti cominciarono a scendere a valle per sfruttare al meglio la presenza del fiume Chiascio: nacque così il paese di Pianello, mentre contemporaneamente iniziava il declino di Casteldarno.
Durante la sua millenaria storia, Casteldarno ha visto passare dalle sua porte migliaia e migliaia di uomini e personalità di vario lignaggio, ma forse il più famoso – o per meglio dire, famigerato – di cui si abbia memoria è tal Francesco Alfani, colonnello di nobile stirpe espulso dalla città di Perugia a causa dei numerosi delitti commessi, che nel 1586 decise di stabilirsi in questo castello, considerando ideale la sua posizione geografica per eventuali fughe verso zone non controllate dal comune perugino. Costui era a capo di una banda formata da parenti e servi vari che compiva sciacallaggi e delitti di ogni tipo, pareggiando poi i conti con la giustizia combattendo qua e la per l’esercito pontificio o per il Granducato di Toscana. Le sue “imprese” erano talmente efferate che da queste parti c’è una lunga tradizione orale riguardante il Colonnello, fatta di stupri, rapine, delitti e cose di questo genere. Dopo la sua morte, all’Alfani furono attribuiti oltre 70 delitti.
Il Colonnello aveva in Casteldarno un palazzo che utilizzava come base per le sue scorribande; a fianco ad esso, vi era un immenso giardino in cui si ritiene che egli abbia seppellito, ancora vivi, decine di poveri malcapitati. Un vecchio racconto popolare, oggi quasi dimenticato, narra che nei secoli successivi a questi fatti furono in molte le persone che asserirono di aver udito provenire dal parco strane voci che disperatamente imploravano aiuto.
Oggi il palazzo in questione è praticamente in rovina e l’immenso giardino è stato riconvertito alla coltura dell’oliva. Agli occasionali visitatori tuttavia, fa un certo effetto l’idea che sotto i piedi giacciano ancora oggi i resti degli uomini e delle donne qui sepolti, le cui mani e unghie sono probabilmente ancora sporche della terra che invano speravano di poter scavare. Persone decedute dopo una lenta ed atroce agonia, a cui la morte non ha concesso neanche l’onore della memoria. E forse è soprattutto questo ciò che lamentavano i loro spiriti.
Tratto dal libro “Umbria Misteriosa”