Poggibonsi (SI) Castello di Strozzavolpe / Non solo fantasmi di uomini e donne, alcune rocche sono infestate anche da fantasmi di animali. Il più terribile, perché reso più forte da un incantesimo, è forse lo spirito della volpe del castello Strozzavolpe, che si aggirerebbe nei boschi durante le notti di luna piena.

LA VENDETTA DELLA VOLPE


ARTICOLO E FOTOGRAFIE
 / Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu

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Non solo fantasmi di uomini e donne, alcune rocche sono infestate anche da fantasmi di animali. Il più terribile, perché reso più forte da un incantesimo, è forse lo spirito della volpe del castello Strozzavolpe, che si aggirerebbe nei boschi durante le notti di luna piena. Nessun riferimento esoterico o romantico: giusto perché la luna piena illumina l’ambiente ed è possibile vedere l’animale. Secondo fonti storiche, questo edificio non lontano da Poggibonsi in Toscana, comparve per la prima volta in un documento del 1154 con il nome di “Scoriavolpe”. Fu costruito a fatica da Bonifacio IV, marchese di Toscana, che dovette far fronte più volte al blocco dei lavori di costruzione a causa di una feroce volpe, che metteva in fuga e terrorizzava manovali, architetti e operai. Certamente agiva per istinto, per difendere la sua tana, senza alcuna intenzione di abbandonarla: era tanto determinata da far dileguare anche i cavalieri del marchese, nonostante fossero in armi e armature. Ma era davvero così terribile? Ovviamente gli operai dovevano in qualche modo giustificare la fuga e la loro fantasia non aveva limiti, tanto all’epoca nessuno poteva fotografare per documentare la propria storia, era sufficiente farsi credere. E così nella narrazione si arrivò a dire che la volpe era tanto pericolosa da “sputare fuoco e fiamme dalle fauci”.
“Perché non hai finito il lavoro?”
“Sono stato attaccato da una volpe!”
“Una volpe? E che ti farà mai una volpe, torna subito a lavorare!”
“Ma no… ehm… non era una volpe qualunque… questa volpe sputava fuoco e fiamme”
“Fuoco e fiamme? Oh poverino, hai fatto bene a fuggire!”.
Che dite, al giorno d’oggi potrebbe funzionare come scusa?


Di LigaDue – Opera propria, CC BY-SA 4.0,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62463435

Di fronte a questi racconti – e soprattutto a queste scuse – Bonifacio decise di prendere in mano la situazione e duellare con lei in singolar tenzone, catturandola però con l’inganno. Creò una trappola infernale che posizionò nel bosco e in agguato attese il povero animale che inevitabilmente ci cascò. Fu presa con un laccio e con lo stesso venne strozzata. Fine dei giochi. Un mago alchimista, suo consigliere fidato, gli consigliò di sfruttare il potere dell’animale, imbalsamando il corpo e riempiendola d’oro, nascondendola sotto il basamento del castello, affinché la rocca fosse indistruttibile. Compiva in tal modo il “sacrificio edilizio”, che veniva di solito occultamente eseguito durante importanti edificazioni. Spesso le morti dei muratori durante incidenti di lavoro non erano per nulla casuali, venivano provocate per versare volutamente sangue umano sulle basi dell’edificio, un sacrificio rituale necessario per rendere la costruzione eterna. E chissà se, per lo stesso motivo, le morti bianche non siano tanto “casuali” neppure oggi.

Quanto possono essere pericolosi gli spiriti degli animali?

Avendo avuto modo di toccare con mano i poteri di questa volpe, Bonifacio decise di compiere questo macabro rituale. Ma così facendo rese immortale non solo il castello, ma anche lo spirito dell’animale: per nulla succube, anzi assetata di vendetta per la terribile morte, si vendicò, torturando il marchese ogni plenilunio, con la sua presenza dietro le finestre e facendo percepire il suo respiro sul collo. Bonifacio tremava tutte le notti, nel terrore più indescrivibile, comprendendo di aver causato una fine ingiusta alla povera volpe, battendola proprio nell’astuzia, imperdonabile, essendo il campo in cui mai avrebbe ceduto.
È sorprendente la somiglianza con il “Kitsune” lo spirito della volpe giapponese, con caratteristiche molto simili alla nostra volpe, tra cui la capacità di generare fuoco e fiamme, di essere estremamente intelligente, molto vendicativa, quasi immortale e di possedere poteri soprannaturali. Nella tradizione giapponese, la volpe demoniaca appare anche come una bellissima fanciulla vergine, che attira sessualmente gli uomini per assorbirne l’energia, a volte possedendo il malcapitato, utilizzando molte code magiche. Non è un caso infatti che diversi cartoon giapponesi, che prendono ispirazione dalle tradizioni del Sol Levante, abbiano personaggi con orecchie e code di volpe. Ma l’assonanza tra le due volpi è incredibile, nonostante migliaia di chilometri di distanza, sembra quasi che ci sia realmente una kitsune anche qui, in Toscana.


Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0,
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Bonifacio non distrusse mai il corpo, nonostante fu tentato a farlo, sapeva che eliminandolo avrebbe causato il crollo del castello e così visse nel terrore fino alla morte e chissà, forse anche oltre, con lo spirito prigioniero delle sue stesse mura, travolto dalla paura ad uscirne fuori. Si dice che il corpo d’oro sia stato ritrovato da un muratore, scacciato dai fantasmi di tre cavalieri che lo stesso marchese aveva fatto mettere a guardia della volpe, sempre con l’aiuto del suo mago-alchimista. Un amore-odio mai risolto, esattamente come le kitsune giapponesi, di cui ci si innamorava e si moriva.
Il fantasma della volpe è ancora qui, assetato di vendetta contro chi l’ha uccisa ingiustamente, solo per costruire un castello che, ironia della sorte, porta proprio il nome del suo triste destino.

(c) fotografie rilasciate attraverso la GNU


Altre curiosità del castello di Enrico Baccarini

Il triste destino di Cassandra Franceschi
Altri spettri sembrano legarsi al luogo soprattutto quello di Cassandra Franceschi che, trovata in dolce compagnia del proprio amante, le fu fatto il dono di potersi intrattenere con lui tutto il tempo che avesse voluto essendo murata viva nella stanza. Ancora oggi vi è chi sostiene che nel luogo, riportato a nuova luce, possa sentirsi una presenza definita “continua ed avvertibile al di là dei sospiri, si capisce appena entrati che nella camera rossa c’è qualcosa o qualcuno”.

La casa delle suore e dei frati
A Strozzavolpe si trovano anche altri luoghi, al di fuori delle mura, ricchi di leggende e misteri, come la “casa delle suore e dei frati” dove, si dice, si possano udire rumori di catene e colpi sordi alle pareti. Sembrerebbe che gli spiriti che vagano nelle sue stanze siano indemoniati, e per farsi udire, possano solamente far rumore attraverso pareti, metalli, vetri o voci. Sul finire degli anni ’70, infine, fu chiamata una squadra di operai per restaurare una parte del maniero. Durante un giorno di lavoro venne trovato un merlo curiosamente murato di recente, mentre nel contempo l’operaio che lavorava in quel luogo fosse stranamente scomparso. Disfatta la muratura del merlo, fu trovato un orcio di terracotta vuoto ma, dentro una canna al suo interno, una pergamena bruciacchiata dove era stata scritta, in caratteri gotici, la storia di un tesoro sepolto. Fatte alcune indagini si scoprì che l’operaio era partito improvvisamente con tutta la famiglia per ignota destinazione… Strozzavolpe, come molti altri luoghi di Firenze e della Toscana sembrano essere pervasi da ignoti elementi vivificanti che amplificano le leggende rendendole parte integrante della cultura e della tradizione locale e popolare.