SARNANO (MC) / Al centro di Sarnano, di fronte alla chiesa principale della città, è possibile vedere un gigantesco uovo di pietra con alla sommità una piccola vasca quadrangolare.

L’UOVO DEI CELTI


ARTICOLO
/ Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu
(c) fotografie di Alessio Friscolanti

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I capitoli di questa scheda sono:
La leggenda del Serafino “pacificatore”
L’uovo dei celti

La leggenda del Serafino “pacificatore”

Nello stemma di Sarnano è presente una figura particolare, un serafino, un angelo infuocato con 6 ali.
Un’antica leggenda narra che gli abitanti di Sarnano dall’indole litigiosa, discutevano spesso su qualsiasi argomento.

Un giorno dovettero decidere lo stemma della loro città, ovviamente senza trovare un accordo litigavano per giorni e giorni. Capitò che di lì per caso passò proprio S. Francesco, pacificatore per eccellenza, che disegnò sul muro della città un serafino, portando la pace e l’accordo tra tutti i cittadini.

Un serafino è l’angelo di fuoco, lo stesso nome significa “ardente”, e fa parte della prima gerarchia angelica del Paradiso. Possiede 6 ali, 2 per coprire gli occhi per non essere fulminato dallo splendore di Dio, 2 per coprire il sesso e 2 per volare. E’ in grado di purificare attraverso il fuoco e di vincere le tenebre con la luce. E’ legato al simbolo maschile, come del resto il fuoco è sempre stato metafora nelle antiche civiltà di Dio (il dio Amon egizio, piuttosto che Apollo, dio del sole greco).


Serafino

Ancora oggi si festeggia il palio del Serafino in ricordo di questa leggenda.

L’uovo dei celti

Al centro di Sarnano, di fronte alla chiesa principale della città, è possibile vedere un gigantesco uovo di pietra con alla sommità una piccola vasca quadrangolare.
Di questo oggetto misterioso non se ne conosce la provenienza e soprattutto è ignoto il suo utilizzo. Il culto di usare l’acqua come specchio del cielo era nato fin dagli antichi egizi (il Nilo riflette esattamente la via lattea e la barca celeste dei Faraoni era progettata per navigare il cielo).

Una delle ipotesi è che appunto l’uovo, riempito d’acqua nella sommità, servisse come osservatorio astronomico, riflettendo il cielo notturno. Esso poteva focalizzare il passaggio di un astro preciso che avrebbe dato inizio a rispettivi rituali. Un esempio esplicito lo abbiamo con il pozzo di S. Cristina nella cui acqua vi si riflette ogni 23 anni la luna in corrispondenza del sole.

Questo culto era prevalentemente seguito dai popoli celti che hanno abitato per molto tempo il territorio italiano, l’uovo è stato attribuito a loro, anche se non si è certi della sua provenienza.

Nella forma ricorda un omphalos, una pietra rotonda lavorata considerata sacra. Questa pietra è assai curiosa se si pensa che letteralmente significa “ombelico” e che la sua funzione non è ancora stata scoperta. Si pensa che così lavorata potesse simboleggiare un luogo sacro, dove la realtà del mondo (pietra) era toccata da quella del divino (sfera).

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