LUOGO: Acuto (FR) – chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco  / Si tratta di un rettangolo di 11 x 9 quadratini, in ognuno dei quali è inserita una lettera che serve per formare la frase, leggibile in tutti i versi a partire dal centro, “DEO GRATIAS”, ovvero “Grazie a Dio”.

AD ACUTO UN PALINDROMO DAVVERO INCREDIBILE


ARTICOLO E FOTOGRAFIE
 / Giancarlo Pavat

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CATEGORIE

Provincia di Frosinone

Animali (elefante)
 Croci
Dipinti misteriosi
Inspiegabile
Iscrizioni enigmatiche
Religioni (Egitto)

 

Il nostro non è il “Paese del Sole”, come recita un vecchio luogo comune, ma dovrebbe essere chiamato il “Paese della Luna”, nel senso di atmosfera crepuscolare, di penombra, di luce soffusa, di mistero ed enigmi.
Alcuni, purtroppo, di data fin troppo recente, che certo non rendono onore alla nostra nazione, altri ben più antichi ed affascinanti. Disseminati lungo i secoli e millenni della nostra irripetibile e incomparabile Storia.
Infatti, più si gira in lungo e in largo per la nostra meravigliosa Penisola, e più ci si rende conto quante siano le cittadine, i paesi, i borghi, che custodiscono da tempo immemorabile misteriose opere d’arte, arcani edifici, oscure simbologie ed allegorie.
Una di queste località si trova in provincia di Frosinone. E’ il paesino di Acuto, appollaiato a quasi 800 metri di quota su uno sperone dei Monti Ernici non lontano da Anagni, la “Città dei Papi” e dalla celebre cittadina termale di Fiuggi.

Acuto sorge lungo la cosiddetta Via Francigena del Sud, che nel Medio Evo, da Roma conduceva pellegrini, viandanti, mercanti, crociati verso i porti del Mezzogiorno d’Italia dove imbarcarsi per la Terrasanta.
Una pagina di storia europea, durata secoli che ha lasciato notevoli tracce, emergenze storiche e architettoniche e molti misteri sia ad Acuto che nelle vicinanze.

In esclusiva per Luoghi Misteriosi vogliamo parlare soprattutto di una chiesa in particolare. La quale, da sola, di enigmi e curiosità ne racchiude parecchie.

Si tratta della chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco che sorge all’ingresso del paese.


Chiesa dei Ss Sebastiano e Rocco a Acuto

Per molto tempo inaccessibile al pubblico, ora grazie alla volontà e alle iniziative del sindaco Augusto Agostini e dell’amministrazione comunale e ai restauri portati a termine dalla Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici del Lazio, può essere visitata e ammirata da tutti.
Osservando la chiesa dall’esterno difficilmente si potrebbe immaginare i tesori artistici e i misteri che racchiude.
Si sa molto poco della sua storia.
Risale certamente al XII-XIII secolo e venne intitolata inizialmente al Santo alla colonna; San Sebastiano. Protettore contro le malattie e le epidemie. Non per nulla, anche a cagione della presenza della Francigena, divenne punto di riferimento per i malati o semplicemente per i viandanti in cerca di un posto dove riposarsi e sfamarsi con un piatto caldo di minestra.
Allo stato attuale delle ricerche non si è in grado di affermare con precisione chi abbia gestito sia la chiesa che l’ospizio adiacente, oggi non più esistente.
Ma i lavori di restauro iniziati negli anni ’90 hanno riportato alla luce, sotto l’intonaco rinascimentale, ben quattro croci patenti di colore rosso inscritte in una circonferenza, simili a quelle visibili in chiese o altri edifici sacri appartenute all’Ordine monastico–cavalleresco dei Cavalieri Templari.

Croci patenti Chiesa SS Sebastiano e Rocco di Acuto

Giova ricordare che il Tempio era ben presente nei territori circostanti Acuto, facenti parte della Provincia di Campagna del “Patrimonium Sancti Petri”.
Possedevano la chiesa di Sant’Ippolito nei pressi di Palestrina, il mulino di Vallerano nei vicino a Paliano, ed il Castello di Varranieri, che doveva trovarsi nella piana tra Valmontone, Anagni e Piglio.
Tutti questi possedimenti oggi non esistono più.
Ma proprio a Piglio sorge la chiesetta di San Rocco (detta anche della Madonna della Valle) del XIII, anch’essa posta sulla Francigena, che conserva numerosi indizi della più che probabile Templare.


Chiesa di S. Rocco di Piglio

Inoltre l’Ordine era insediato ad Anagni, probabilmente nell’edificio posto alle spalle del Palazzo medievale di papa di Bonifacio VIII, caratterizzato dall’architettura coeva e dalla presenza sulla facciata di conci di pietra con scolpite “croci patenti”, “nodi” e “Fiori della Vita”.


Facciata e dei simboli della Domus Templare di Anagni

A fondo valle, ma sempre nel territorio comunale di Acuto, non lontano da una fonte e dalla onnipresente via Francigena, sorge un altra chiesa (ora rimaneggiata) in cui ricercatori locali hanno ipotizzato la presenza dei “Cavalieri dai Bianchi mantelli”, quella della Maddalena, accanto alla quale sorgeva un omonimo lebbrosario ora scomparso.

Tornando alla chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco, all’interno è conservato un manufatto che ci parla dei viaggi e delle imprese d’Outremer, una acquasantiera in pietra a forma di elefante.

IL MISTERO DELL’ACQUASANTIERA DELL’ELEFANTE

Uno studio del giovanissimo liceale Florin Malatesta di Frosinone ha evidenziato le valenze simboliche che l’acquasantiera a forma di elefante vuole veicolare e i probabili collegamenti con l’Africa e l’Oriente, forse dovuti agli ordini monastico-ospitalieri e cavallereschi.


Acquasantiera a forma di testa elefante – Palazzo Pompei – Pico FR

Questo animale rappresenta la temperanza positiva, la saggezza e soprattutto la forza, infatti su di esso si trovava la “torre eburnea”, dove si posizionavano i soldati nelle imprese belliche. Rappresenta altresì la temperanza e la castità, infatti spesso veniva ritenuto frigido; molte volte è rappresentato vicino all’albero della vita o collocato tra gli abitanti del paradiso terrestre. L’elefante simboleggia soprattutto il battesimo, in cui la femmina dell’elefante partorisce il piccolo in una palude, dopo aver fatto arrivare l’acqua alle mammelle, mentre il maschio la protegge dal serpente, simbolo del male. Questo viene raccontato nel “Bestiario latino”, mentre nel “Bestiario d’amore” il serpente diventa un drago e questo potrebbe far ipotizzare San Giorgio nell’atto di uccidere il drago, ovvero il Bene che vince sul Male. L’elefante dell’acquasantiera rappresenta il maschio, cioè Dio che protegge il piccolo che sta per nascere, cioè il fedele, schiacciando il serpente, il male; l’Acquasanta rappresenta l’acqua dello stagno in cui nasce il piccolo e che vuole alludere al fatto che il fedele, bagnandosene, rinasca e si purifichi in modo da poter far parte della vita religiosa della Chiesa, ovvero del Mondo creato da Dio.


Acquasantiera a forma di testa elefante
Chiesa S Sebastiano e S Rocco – Acuto FR

Iconograficamente una simile acquasantiera è piuttosto rara in Ciociaria.

“Un esemplare quasi identico” spiega Malatesta “si trova in un antico palazzo privato a Pico, sempre in Ciociaria. Anche in questo caso ci sono molti indizi che sembrano indicare la presenza del Tempio nell’edificio, forse un antico monastero medievale poi riadattato nel XVII secolo”.

Gli affreschi che decorano le pareti interne di Ss. Sebastiano e Rocco risalgono a epoche e, ovviamente, a committenti diversi, ma sono tutti accomunati dalla presenza di simbologie e allegorie enigmatiche e intriganti che sembrano adombrare la presenza di una conoscenza iniziatica ed esoterica.


Interno chiesa Ss Sebastiano e Rocco di Acuto

I più antichi, realizzati nel 1528 (come recita una data dipinta sugli stessi), secondo la Soprintendenza sono riconducibili addirittura alla “Scuola di Raffaello”.
Forse attribuibili a qualcuno che era fuggito dalla capitale durante il tragico “Sacco di Roma” ad opera delle armate imperiali formate in gran parte da Lanzichenecchi luterani (ma pure da “cattolicissimi” soldati napoletani).
Episodio che potrebbe essere allegoricamente raffigurato in un medaglione inserito nelle decorazioni a grottesca sul lato destro degli affreschi. Seppure piuttosto rovinato si nota una mostruosa creatura alata, forse un drago, di colore verde che assale un leone. L’eresia protestante che ghermisce la Chiesa raffigurata dal felino, simbolo Cristico.

Il timpano della struttura architettonica dipinta è caratterizzato da due angeli che reggono uno stemma d’azzurro con una torre al naturale.
Rimane un mistero a chi appartenga questo blasone. Non è certamente il simbolo di Acuto, rappresentato invece dai due stemmi con i chiodi della Crocifissione, affrescati ai due lati.


Stemma di Acuto

Nel catino absidale troneggia un “Padreterno benedicente” che con la mano sinistra regge un Globo terracqueo (quadripartito in ossequio alle nuove e coeve scoperte geografiche) trasparente, quasi un sfera di cristallo nella quale si intravede una imbarcazione con due alberi.


Padreterno affrescato nell’abside

Attorno una corona di puttini e angeli musicanti.
Il registro inferiore dell’affresco absidale rappresenta la “Madonna in trono con il Bambino” sotto una conchiglia di Venere, il “Pecten”, che riecheggia la quattrocentesca e celeberrima “Pala Brera” di Piero della Francesca.


A sinistra Madonna con il Bambino – chiesa Ss Sebastiano e Rocco – Acuto
A destra Pala Brera – Piero della Francesca 1416-1492

Ai lati i due santi titolari della chiesa. Sulla sinistra un San Sebastiano, il cui piede destro mostra un caso di esadattilia.


A sinistra S.Sebastiano con l’esadattilia
A destra S. Sebastiano dipinto nell’abside

Non si tratta della raffigurazione di un alieno.
E’ una malformazione piuttosto rara ma nota alla scienza medica che consiste nella crescita di un dito in più nelle mani o nei piedi degli esseri umani.
Anticamente veniva messa in relazione a creature o personaggi dotati di poteri o capacità sovrumane. Spesso legate a forze negative.
Nell’Antico Testamento l’esadattilia è associata ai giganti.
In altre culture, invece, indica che coloro che ne sono affetti saranno destinati a compiere grandi imprese oppure si tratta di un segno di iniziazione e illuminazione.
E forse in tal senso va letto il particolare del piede del S. Sebastiano.
Per quanto possa sembrare strano non sono rari i casi di esadattilia presenti in dipinti sia medievali che rinascimentali.
Un caso recente è stato segnalato dal ricercatore e fotografo Fabio Consolandi (che ringraziamo anche per le foto forniteci) e riguarda un affresco con “Cristo benedicente in trono”, presente nel suggestivo santuario ipogeo del Crocifisso a Bassiano sui monti Lepini in provincia di Latina


Cristo Benedicente – Santuario Crocifisso Bassiano
Piede destro del Cristo Benedicente del Santuario del Crocifisso

Il piede destro di Gesù mostra indiscutibilmente sei dita.
Altre opere d’arte più famose con casi eclatanti di esadattilia sono lo “Sposalizio della Vergine” del Perugino, del 1503-1504 circa, conservato al Musée des Beaux-Arts di Caen in Francia (qui è San Giuseppe ad avere sei dita al piede destro, mentre un anonima donna che affianca Maria, ne ha altrettante la piede sinistro),

o all’analoga opera di Raffaello realizzata nel 1504 e conservata alla Pinacoteca di Brera a Milano (anche qui è San Giuseppe ad aver sei dita, ma al piede sinistro).
Ma il genio urbinate non è nuovo a simili inquietanti particolari nelle proprie opere. Un San Giovannino con sei dita lo si vede nella “Bella giardiniera” (1507/1508 oggi conservata al Louvre di Parigi).

Qualche dubbio lo insinua anche la mano destra di papa Sisto II della famosissima pala nota come “Madonna Sistina” (dipinta tra il 1512 e il 1514 1512/1514 ed esposta alla Gemäldegalerie di Dresda).
Decisamente molto più impressionanti sono i due casi di esadattilia (nella mano destra di S. Marco e nel piede sinistro di S. Luca) scoperti dal ricercatore Roberto D’Amico in alcuni dipinti (forse del XVII secolo) presenti nella chiesa di S. Pietro in Vincoli a Pontechianale (CN).

Ma gli spunti di ricerca che ci regala la chiesa dei Ss Sebastiano e  Rocco non sono di certo finiti.
Sulla destra (per chi guarda) della “Madonna in trono” dell’abside, è stato dipinto l’altro santo titolare della chiesa, Rocco.


A sinistra: S.Sebastiano – la Madonna e S.Rocco – foto L.Pascucci
A destra: S.Rocco la Madonna e S Lucia – Acuto – foto L.Pascucci

Anche qui si nota un particolare curioso. Tutte le raffigurazioni del santo presenti nella chiesa (oltre a quella absidale, ne abbiamo una sulla parete sinistra assieme a S. Lucia e alla Madonna in trono e sulla parete destra, sempre assieme alla Vergine con il Bambino e a un altro S. Sebastiano) lo presentano mentre mostra la piaga della peste sulla gamba destra.
Nella stragrande maggioranza delle immagini di S. Rocco sparse in Italia e in tutta Europa, la gamba piagata è, invece, quella sinistra!
Si tratta di una semplice licenza artistica o c’è una ragione segreta per cui l’artefice degli affreschi di Acuto ha cambiato gamba?

Ma altri particolari curiosi fanno capolino dagli affreschi della parete di fondo. In alto, sulla sinistra dell’abside, l’Arcangelo Gabriele con un giglio in mano si si rivolge alla Vergine, dipinta sul lato destro. Sotto Gabriele è stato affrescato un altro Arcangelo; Michele.


particolare Arcangelo Michele e la Psicostasia
Chiesa Ss Sebastiano e Rocco – Acuto

L’artista l’ha ritratto con un armatura romana, intento a colpire con una lancia il demonio, schiacciato sotto i suoi piedi, mentre con la mano sinistra regge un…bilancia.
L’Arcangelo è intento nella “Psicostasia”, ovvero la “pesatura delle anime”. Si tratta di un tema iconografico che non trova alcun riferimento nelle Sacre Scritture Vetero o Neotestamentarie. Bensì nella tradizione religiosa dell’Antico Egitto.

Nei dipinti parietali e nei papiri si vedono soprattutto le divinità Horus o Anubis, intente a pesare il cuore del faraone.
Di fatto il San Michele con la Psicostasia è una interpretazione cristianizzata di quei culti antichissimi, giunti in Occidente probabilmente medianti attraverso le culture persiana e araba.
In Italia sono piuttosto rare. Quella di Acuto è una vera e propria scoperta.
Infatti non figura nell’elenco delle dieci conosciute.
Tre di queste si trovano in chiese appartenute ai Templari o comunque connesse con la presenza dei pellegrini e degli ordini ospitalieri.

Vediamole nel dettaglio:

3 chiese si trovano in provincia di Parma:

Chiesa Templare di S. Tommaso Becket (XII sec) a Cabriolo nei pressi di Fidenza

Chiesa di S. Biagio (XII sec) a Talignano, frazione di Sala Baganza, posta sulla via Francigena;

Chiesa di S. Michele Arcangelo a Roncole Verdi di Busseto;

Le altre 6 chiese contenenti S. Michele e la Psicostasia sono:

il Duomo di Cremona;

la Chiesa S. Maria Assunta di Torcello a Venezia;

il Duomo di S. Maria Assunta di Gemona (distrutto dal Terremoto del Friuli del 1976 e poi ricostruito) in provincia di Udine;

il Duomo di Ferrara;

la Chiesa di S. Maria in Piano a Loreto Aprutino (appartenuta alla famiglia comitale dei d’Aquino);

Chiesa di S. Pietro fuori le Mura a Spoleto (PG);

Chiesa di S. Maria del Casale a Brindisi.

Un raro esempio di psicostasia (risalente al 1400) nell’arte medievale nordica, ho avuto modo di ammirarlo affrescato all’interno della Stenkyrka, sull’isola svedese di Gotland in mezzo al mare Baltico.

Come nel caso degli altri enigmi di Ss. Sebastiano e Rocco, anche per la Psicostasia la solita domanda è rimasta senza risposta.
Perché il committente volle che venisse rappresentata la “Pesatura delle anime”? Particolare non eterodosso ma certamente inconsueto e che in una chiesa dello Stato Pontificio, in piena Controriforma poteva attirare gli strali ecclesiastici e soprattutto le attenzioni del Sant’Uffizio.

Meritevole di attenzione anche il grandioso affresco, di circa 27 metri quadrati (non è stata rintracciata alcuna firma bensì una data 1634), che circonda l’altare laterale destro. L’ignoto artista ha rappresentato una struttura monumentale formata, ai lati, da due architravi sopra cui poggia un timpano.
Sul cui frontone un tripode sorregge uno stemma nobiliare (un ovale d’azzurro bordato d’oro con un leone rampante che regge con le zampe un fiore) che il ricercatore acutino Nino Piras, grazie a ricerche d’archivio, ha identificato come quello della potente Famiglia dei Savelli, evidentemente i probabili committenti dell’opera pittorica.

All’interno del piccolo catino absidale l’artista ha dipinto la “Madonna con Gesù bambino e Sant’Anna, madre della Vergine”, attorniati da puttini.


La Madonna con il Bambino – S Anna e Angeli
Chiesa Ss Sebastiano e Rocco – Acuto

Nella parte bassa centrale, in uno spazio ripartito da cornici e lesene sono identificabili le figure dei santi Giovanni Battista. Antonio da Padova e Francesco d’Assisi.


Affreschi parete destra della chiesa Ss Sebastiano e Rocco
Acuto – foto Elio Huller

Tra le due colonne, tanto a destra che a sinistra, fa da sfondo una parete nella cui parte alta sono presenti delle aperture rettangolari e nella parte bassa delle nicchie.
In quella di sinistra si riconosce il biblico re David con corona e arpa, mentre in quella destra è stato rappresentato Mosè con il bastone a forma di serpente.


Re David – Chiesa Ss Sebastiano e Rocco – Acuto

Anche in questo caso si tratta di una raffigurazione piuttosto rara, che incuriosisce il visitatore. Il riferimento è, ovviamente all’episodio dell’Antico Testamento, in cui gli Ebrei, insofferenti e ingrati perché nel deserto si stavano nutrendo soltanto di Manna, vennero puniti da Jahvè mediante i morsi di serpenti velenosi.
Successivamente fu lo stesso Jahvè, impietositosi, a suggerire a Mosè la soluzione per guarire il proprio popolo: “Costruisci un serpente e ponilo attorno a una verga”.
Per poi imporlo sui sofferenti.
Quindi il serpente visto non soltanto come metafora negativo, del Male, ma come simbolo allegorico di conoscenze positive atte a sanare. D’altronde il concetto metaforico è abbastanza comprensibile. Il serpente secerne il veleno che può uccidere ma pure guarire. Inoltre, cambiando pelle, raffigura l’auspicio di rinascita e guarigione. Significato identico a quello della “Verga di Esculapio (per i Romani) o “bastone di Asclepio” (per i Greci). Erroneamente confuso con il “Caduceo di Hermes”. Il “Bastone di Asclepio” è un antichissimo emblema associato al dio della salute e della medicina, Asclepio.

Caduceo e Verga di Esculapio

Rappresenta un serpente attorcigliato attorno ad una verga ed è il simbolo per eccellenza della arti sanitarie. Nelle culture orientali, il bastone con il serpente (o i serpenti) esprime il concetto del cosiddetto “Corpo Sottile”.
Le vorticose energie ascendenti rappresentate dal rettile producono un vortice di potenza che viene usato nei riti tantrici per la trasformazione ed elevazione dell’individuo. Quando i serpenti sono due, vengono associati con le energie solari e lunari e rappresentano la parte destra e sinistra del corpo.
Ma sono pure visti come raffigurazione degli opposti che si attraggono, proprio come il simbolo dello Yin e dello Yang delle filosofie orientali. La Luce e l’Oscurità, il Bene ed il Male, come il “Valcento”, il vessillo Bianco e Nero dei Templari.
Ma il sottile gioco di dire e non dire, di raffigurare un determinato soggetto o particolare apparentemente conformi e canonici per evocare ben altri significati, raggiunge, a nostro parere, l’apice in relazione a quanto è stato affrescato sulla parete sinistra della navata.

Ci troviamo di fronte ad un affresco che occupa una superficie di circa 29 metri quadrati. Anche qui è stata rappresentata una struttura architettonica costituita ai alti da due basamenti simmetrici.
Su ciascuno di essi poggiano una colonna e una lesena, sormontate da due elementi architettonici all’interno dei quali è racchiuso un timpano. Ai lati, due angeli impugnano un tromba ciascuno e volgono lo sguardo verso il basso.
All’interno del piccolo catino absidale è raffigurato l’Onnipotente.


L’Onnipotente affrescato sulla parete sinistra
chiesa Ss. Sebastiano e Rocco – Acuto


particolare

Con il volto incorniciato da un folta barba grigia, inserito in un sottile triangolo equilatero d’oro, con addosso una veste azzurra e un mantello rosso, mentre regge con la mano sinistra il Globo Terracqueo (al contrario di quello absidale, il globo è tripartito secondo la concezione trinitaria medievale del mondo) e benedice con la mano destra.
La figura del Padreterno è attorniata da puttini ed emerge dalle nubi in uno squarcio di luce dorato. Nella parte bassa, subito sotto la raffigurazione dell’Onnipotente è stato dipinto un drappo rosso e ai alti sono presenti due festoni di frutta e foglie.

L’affresco può essere datato alla fine del XVII secolo o agli inizi di quello successivo. E’ stato eseguito da un pittore di nome Agostino Ludovisi, vista al firma perfettamente leggibile sul festone di sinistra “Augustinus Ludouisius pingebat”. Né le ricerche della Soprintendenza, né le nostre sono riuscite a trovare ulteriori informazioni su questo pittore, certamente locale.


nome del pittore affeschi lato sinistra
chiesa Ss Sebastiano e Rocco – Acuto

Ma l’elemento più interessante, segnalatoci da Elio Huller di “Fiuggiwebtv”, che può diventare un vero e proprio polo di attrazione ad Acuto per ricerche esoteriche e di confine, è dipinto tra il timpano e il catino absidale.
La relazione stesa dalla Soprintendenza prima degli ultimi restauri lo definisce come un “ideogramma”.
In realtà sarebbe più corretto chiamarlo scritta palindroma o pseudopalindroma.
Si tratta di un rettangolo di 11 x 9 quadratini, in ognuno dei quali è inserita una lettera che serve per formare la frase, leggibile in tutti i versi a partire dal centro, “DEO GRATIAS”, ovvero “Grazie a Dio”.
Il centro del rettangolo e di tutta la composizione è la lettera “D”, del dativo di “Deus”, di colore rosso.
Lo studio del “DEO GRATIAS” è ancora all’inizio, e sorprese potrebbero essere dietro l’angolo. Rimane un dato incontestabile.


Palindromo di Acuto

Quella chiesa, apparentemente insignificante, fu scelta durante il Rinascimento e l’Età Moderna per essere decorata con cicli di affreschi che dovevano andare aldilà della mera cifra artistica, essere letti su più piani della conoscenza.
Voluti, forse, da e per iniziati, che vista l’epoca ed il luogo non potevano non essere dissimulati,

IL PALINDROMO DI ACUTO

Il termine palindromo deriva dalle parole greche “πάλιν” “di nuovo” e “δρóμος” “percorso”, significa “che può essere percorso su se stesso” ovvero “letto in entrambi i sensi”.
La scritta palindroma più famosa della Storia è ovviamente il “Quadrato del Sator” su cui sono stati fatti scorrere i proverbiali fiumi d’inchiostro. Non è questa la sede per riprendere il discorso. Ricordiamo soltanto che in provincia di Frosinone esiste un esemplare dell’enigmatico quadrato, dipinto nel XIX secolo nella farmacia della Certosa di Trisulti (XIII sec) dal pittore napoletano, dalla evidente vena esoterica, Filippo Balbi.


L’Abante ed il SATOR di Filippo Balbi a Trisulti – XIX sec

Vale ricordare che sempre nel Lazio meridionale, nell’Abbazia di Valvisciolo, in provincia di Latina, inciso sulla parete del  lato occidentale dello splendido chiostro cistercense, è visibile una versione (per quanto se ne sa) unica al Mondo del “Sator”.  Le parole sono sempre le stesse (SATOR-AREPO-TENET-OPERA–ROTAS) ma non si tratta di un quadrato bensì di 5 cerchi concentrici, divisi in sezioni da 5 raggi dipartenti dal centro. All’interno sono disposte le parole palindrome del “Sator”.


Il SATOR circolare dell’Abbazia di Valvisciolo LT

Ma più che al “Sator” la frase acutina è similare alla cosiddetta “Croce evangelica di S. Tommaso”, risalente al 1225 e conservata nella chiesa di S. Giacomo ad Anagni (quindi vicinissimo ad Acuto).


Disegno della Croce di S Tommaso

La croce è stata attribuita senza alcuna prova al grande filosofo Aquinate Secondo una tradizione popolare sarebbe stato lui stesso ad inciderla su una parete del convento anagnino durante un suo soggiorno. La croce è formata da quattro frasi che potremmo anch’esse definire (forse impropriamente) palindrome. Si tratterebbe di invocazioni particolarmente care al Santo.
Partendo dalla lettera centrale, la C (di Crux) e procedendo verso l’alto si legge ripetuta più volte la seguente frase: “CRUX MIHI CERTA SALUS”. Andando verso il basso si legge “CRUX EST QUAM SEMPER ADORO”. Sul braccio destro della croce “CRUX DOMINI MECUM”. Infine sul braccio sinistro “CRUX MIHI REFUGIUM”.

Ma nel “DEO GRATIAS” di Acuto possiamo trovare echi di un’altra frase palindroma, contenuta in un quadrato inserito al centro di un labirinto unicursale quadrato musivo del pavimento della chiesa del IV secolo d.C. dell’Africa settentrionale romana, a Orleansville, oggi Al-Asnam in Algeria.


Frase palindroma Sancta Eclesia – Al-Asnam – Algeria

La frase è “SANCTA ECLESIA” e si legge in tutte le direzioni partendo dalla S di Sancta. Proprio come il “DEO GRATIAS” dalla D.

La frase acutina è piuttosto rara. Non ci risulta che ne esistano altri esemplari in una chiesa. Quella della chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco sembra davvero un unicum. Frasi Mentre ne abbiamo trovato alcuni stampati sulle copertine  lunari e pronostici. Come quello di Padre Alberto Rotilenzi “per l’anno bisestile 1640 calculato sul meridiano di Tuscana”, stampato “con licenza dei Superiori” nello stesso anno a Firenze e dedicato al Granduca.


Frontespizio del Lunario e pronostico di A Rotilenzi 1640

Sembra che la frase venisse recitata come preghiera di scongiuro contro tempeste, fortunali o devastazioni dei raccolti. L’aspetto curioso è che sulla copertina del “Lunario” la frase assume la forma di un quadrato. E infatti viene definita “quadrato magico”, nonostante le lettere formino un rettangolo.

Ma è ovvio che il palindromo acutino è rivestito pure di significati religiosi, astrologici, forse astronomici, ma pure il disegno del rettangolo e persino quelli che assume la frase letta in varie direzioni ha una forte valenza simbolica.

Infatti si ottengono spirali, “Swastike”, “centri sacri”, “croci potenziate”. Quindi simboli solari o comunque afferenti alla sfera del sacro.

La D di “Deus” centrale, funge da perno, di “centro” attorno a cui tutto ruota sia virtualmente che simbolicamente. Ciò che emerge è un percorso labirintico, in cui comunque abbandonandosi con fiducia alla strada tracciata dal “DEO GRATIAS” di giunge in ogni caso al centro, a Dio.

Ma il riferimento al Trascendente lo troviamo pure nei numeri del rettangolo. Abbiamo già detto che è formato da 11 quadratini orizzontali e da 9 verticali. L’undici rimanda al numero degli Apostoli che rimasero fedeli a Gesù, , un numero inc0omopelto ma che tende alla pienezza. Datagli dall’ 1 +1 , l’unicità di Dio. Numero sacro anche nelle filosofie antiche. Il nove è un multiplo del tre, numero sacro per antonomasia. Ad esempio, nove erano i primi cavalieri Templari, cifra non provata storicamente ma di evidente significato allegorico.


A sinistra: Il manifesto del convegno sui misteri
di Acuto svoltosi nel maggio 2013
A destra: Giancarlo Pavat spiega i misteri della chiesa
dei Ss Sebastiano e Rocco ad Acuto


Il sindaco di Acuto Augusto Agostini e G Pavat al convegno del 19 maggio 2013

 

Per approfondire l’argomento suggeriamo il libro di Giancarlo Pavat:


per saperne di più