VALLECORSAVECCHIA (FR) – IL VILLAGGIO MEDIEVALE / Si tratta delle rovine del villaggio fortificato medievale di Acquaviva, dall’invidiabile posizione strategica e dallo splendido panorama che si offre alla vista del moderno escursionista.

IL MISTERIOSO VILLAGGIO MEDIEVALE DI ACQUAVIVA


ARTICOLO E FOTOGRAFIE
 / Giancarlo Pavat

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CATEGORIE

Provincia di Frosinone

PERSONAGGI
città fantasma

INFO UTILI
• Come arrivare: Per raggiungere Acquaviva, da Lenola si percorre la statale 637 che porta a Frosinone. Oltrepassata la Quercia del Monaco, si imbocca la pista carrabile che va in direzione di Vallecorsa, subito sotto la statale. Dopo aver camminato per 900 metri, sulla sinistra inizia un sentiero pedonale, lungo circa 1.270 metri, che si snoda a mezza costa, in mezzo ad un bosco ceduo di carpinella (Carpinus Orientalis Mill.), e che conduce ai ruderi di Acquaviva.
• TEMPO DI PERCORRENZA: Dalla Quercia del Monaco un’ora e trenta minuti circa.

• Sito Web: http://www.comunedilenola.it/
• Contatti: Comune di Lenola – via Municipio n°8
Lenola (LT) – Tel. 0771 59581 – info@comunedilenola.it

I capitoli di questa scheda sono:
Un luogo immerso in un silenzio secolare
Il coraggio di Giulia Gonzaga

Un luogo immerso in un silenzio secolare


Sopra un cucuzzolo del crinale dei Monti Ausoni, che separano la Piana di Fondi (LT) dalla vallata di Vallecorsa, sorgono, in un ambiente caratterizzato da fenomeni carsici epigei, e prati di asfodeli, silenti e misteriosi ruderi, avvolti da vegetazione.


Tratto di mura di Acquaviva

Sono facilmente raggiungibili grazie ad un sentiero recentemente sistemato (il sito di Acquaviva, nel 2004, è stato nominato dalla Regione Lazio, “Monumento naturale”), che salendo dalla Forcella Pica, segue più o meno l’antico confine tra il Regno delle Due Sicilie e Stato della Chiesa. Si incontrano ancora, infatti, i vecchi cippi confinari in pietra, posti nel 1847, con, da un lato, il “Giglio” dei Borboni e dall’altro le “Chiavi di San Pietro”.


A sinistra: Cippo confinario – Stemma Borbonico e numero progressivo del cippo
A destra: Cippo confinario – Stemma Pontificio ed anno di realizzazione

Si tratta delle rovine del villaggio fortificato medievale di Acquaviva, dall’invidiabile posizione strategica e dallo splendido panorama che si offre alla vista del moderno escursionista.
Lo sguardo, infatti, spazia dai Monti Ausoni, al Monte Calvo con le sue affascinanti grotte, alla Piana ed al lago di Fondi, sino alla linea di costa Tirrenica ed alle Isole Ponziane.


Ruderi di Acquaviva

Acquaviva viene pure chiamata “Vallecorsavecchia”. In quanto molti ritengono che l’attuale paese sia stato fondato dagli abitanti del borgo di Acquaviva dopo che l’avevano abbandonato.
In realtà, Vallecorsa esisteva già da secoli quando, verso la fine del XV secolo, Acquaviva venne definitivamente evacuata. E’ infatti certo che nel 1469, quando Acquaviva, passò dai Caietani d’Aragona, Signori di Fondi, alla famiglia Colonna, fosse già disabitata. Al massimo poteva essere rifugio per qualche pastore.

Il coraggio di Giulia Gonzaga


La definitiva trasformazione nell’ammasso di rovine coperte da vegetazione, che ancora oggi possiamo vedere, è da ricondursi, con tutta probabilità, alle vicende relative al tentativo di rapimento nel 1543, della celebre e bellissima Giulia Gonzaga (1513-1566). Celebre mecenate, nella propria Corte di Fondi, di Torquato Tasso, e vedova di Vespasiano Colonna (+1528), conte di Fondi e duca di Traetto (oggi Minturno), da parte del famigerato pirata mussulmano Khair ed Din.
Episodio che si inserisce nella secolare e drammatica lotta tra Cristianità ed Islam.


Cisterna d’acqua

Khair ed Din, figlio di un rinnegato greco cristiano, diventato “Bey” di Algeri, famoso per il soprannome di “Barbarossa”. Signore incontrastato di tutti i pirati e corsari “barbareschi” che infestavano, inalberando la Mezzaluna, le acque del Mar Mediterraneo, nel 1543 appunto, mentre veleggiava lungo la costa laziale per recarsi, appunto, a Tolone, venne a sapere che nel castello di Fondi si trovava la nobildonna Giulia Gonzaga.


Giulia Gonzaga in un dipinto
di Sebastiano del Piombo

Il corsaro non ci pensò due volte a tentare di rapire la duchessa. Dopo aver saccheggiato ed incendiato la vicina Sperlonga, nella notte tra l’8 ed il 9 agosto 1534, assaltò in forze la città.


Mola in pietra

Ma Giulia Gonzaga, prima che i “Barbareschi” entrassero nel castello, riuscì, fortunatamente e fortunosamente, a porsi in salvo, sembra mediante una sfrenata cavalcata verso Vallecorsa, per poi trovare rifugio a Roma. I pirati islamici saccheggiarono Fondi e probabilmente si spinsero sino ad Acquaviva, ormai indifesa, incendiandola.


Croci incise sulla parete di una cisterna

Quanto a Giulia Gonzaga, ritiratasi successivamente a Napoli, frequenterà i circoli culturali dove incontrerà personaggi come lo spagnolo Juan de Valdez (1500-1541) ed il senese Bernardino Ochino (1487-1564), tutti vicini alla Riforma Protestante e per questo perseguitati dall’Inquisizione. La stessa Giulia Gonzaga morirà in sospetto di eresia da parte della Chiesa di Roma.


Panorama Monti Ausoni
presso il sito di Acquaviva

Del passato più remoto di Acquaviva non si sa praticamente nulla; ragionando per ipotesi, si ritiene che sia stata fondata attorno all’Anno Mille.
Poche le citazioni in documenti coevi. Se ne trova menzione nel lascito che, nel 1073, Liuttfried, Duca di Fondi, fece all’Abbazia benedettina di Montecassino.
Poi ricompare nell’inventario (1491-1493) di Onorio II Caietani di Fondi.


Bastioni di Acquaviva

Il sito diruto di Acquaviva, affascina ancora oggi con la sua aura di mistero, immerso in un silenzio secolare. Disturbato soltanto dal soffio del vento, che si insinua tra gli ampi tratti di mura, i bastioni rettangolari, le diverse cisterne per l’accumulo d’acqua. Sulle cui pareti si possono notare croci incise, forse dai pastori. Qua e là, tra macchie di asparagi, mentuccia, pungitopo e piante di acero, occhieggiano miseri frammenti di terracotta.
Notevoli alcune mole in pietra per la macinazione delle olive, al fine di produrre il pregiato olio di quelle terre che ancora oggi è un vanto per Vallecorsa.

Approfondimenti sull’argomento nel libro


Valcento
“NEL SEGNO DI VALCENTO. Viaggio nel Lazio meridionale
attraverso le simbologie Templari e degli Ordini monastico
-cavallereschi” di Giancarlo PAVAT, Edizioni Belvedere.

Per approfondire l’argomento suggeriamo il libro di Giancarlo Pavat:
per saperne di più