Pietra Perduca o Pietra Parcellara, colline piacentine della Val Trebbia – Appartiene, per la parte nord, al comune di Travo e per quella sud a quello di Bobbio / Ai piedi della chiesetta affiorano i cosiddetti “letti dei santi”, due grandi vasche squadrate scavate in epoche antiche, forse durante l’Età del Bronzo.

ANTICHI RITUALI CELTICI, IL PIEDE DELLA MADONNA E IL LETTO DEI SANTI


ARTICOLO
/ Articolo di: gattaccio_1982@libero.it

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Provincia di Piacenza

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Uno scenario affascinante, da millenni considerato un luogo magico, ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti è quello rappresentato dalla Pietra Perduca, uno spuntone di roccia su cui è abbarbicata una chiesetta medioevale; tutto attorno, il morbido declinare delle colline piacentine della Val Trebbia.

Già solo lo spettacolo naturale, imponente ed unico, vale il viaggio verso questo strano posto.

Salendo dal paesino di Travo e percorrendo una lunga strada curvilinea, all’improvviso appaiono le due vette (a un lato, la cresta massiccia della Pietra Parcellara che domina la vallata; dall’altro, lo spuntone della Pietra Perduca), come scogli emersi dal mare. E così è, vista la loro origine: sono complessi ofiolitici, composti da rocce eruttive, affiorati dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa. Scuri  di giorno,  al tramonto assumono un colore rosso molto suggestivo.


Antichi rituali pagani e cristiani

Gli storici ipotizzano che nei secoli passati in quei luoghi si svolgessero dei rituali celtici, dedicati al dio Penn: intagliate nella roccia, ci sono anche delle piccole nicchie a forma circolare, usate per collocare coppette di olio combustibile durante le cerimonie notturne.


Di Dani4P di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 3.0,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37023834

Antichi segni di un culto molto combattuto dai Romani, che lo sostituirono con il culto di Giove, che fu detto poi Pennino proprio a ricordo di queste origini celtiche.

Anche con la nascita del Cristianesimo furono posti degli ostacoli alla messa in atto di riti propri dei contadini, che erano soliti costruire simulacri di pietra o mostrare venerazione per alcune determinate pietre.

Non può essere un caso, infatti, se l’oratorio eretto sulla Pietra Perduca verso l’anno 1000 è dedicato proprio a Sant’Anna, la moglie di Gioacchino che miracolosamente concepì in età avanzata la Vergine Maria.


Il piede della Madonna

All’interno dell’edificio sacro è poi conservata una reliquia sui generis: un masso sul quale, si dice, compare l’impronta del piede della Madonna stessa. Sopra il portone d’ingresso, un’iscrizione usurata dal tempo mostra lettere latine miste a caratteri incomprensibili. Miti celtici intrecciati al credo cristiano,
dunque: dalla magia, alla fede.


I letti dei Santi

Ai piedi della chiesetta affiorano i cosiddetti “letti dei santi“, due grandi vasche squadrate scavate in epoche antiche, forse durante l’Età del Bronzo.

I due bacini colmi d’acqua ospitano una colonia di tritoni crestatianfibi molto delicati e sensibili all’ecosistema che per sopravvivere, hanno bisogno di acqua pura e limpida, con acidità pari a zero. Eppure sembrano a loro agio in queste vasche stagnanti.

Ma non è l’unica stranezza: la gente del posto assicura che lì dentro l’acqua non evapora mai, neanche durante le estati più torride, e non ghiaccia mai, neppure negli inverni più rigidi. Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta a temperatura costante.

Probabilmente, in quell’acqua i sacerdoti druidi immergevano le donne per aumentarne la fecondità e l’eco di quel potere magico  è durata a lungo.

La Pietra Parcellara ricorda nell’aspetto e nella storia il Pic de Bugarach, la montagna sacra dei Pirenei orientali, venerata dai Celti e ultimo rifugio dei Catari in fuga.

Il “Sinai degli Occultisti“, che incombe sulla Valle dell’ Aude, è avvolto dal mistero e dalle  leggende che da sempre l’accompagnano e che in epoche recenti hanno assunto connotazioni ufologiche.  Proprio come l’omologo piacentino, teatro negli ultimi anni di strani avvistamenti.


Un luogo di energie telluriche

Ma sempre nella convinzione che quassù avvenga qualcosa di soprannaturale o quanto meno di imponderabile grazie all’energia sprigionata da queste rocce, Alberto Negri, fondatore ed animatore di “Spazio Tesla”, ha provato tempo fa con il suo team a misurarne la vibrazione attraverso un metodo, va detto, non propriamente scientifico: quello indicato dalla Radioestesia che calcola l’energia spontaneamente emessa dalla Terra in Unità Bovis ( dal nome del suo inventore).

Per le misurazioni hanno usato il Pendolo abbinato al Biometro di Ångström e due bacchette di rame curvate a 90° per la ricerca dei flussi energetici. I valori  sono stati davvero sorprendenti: ai piedi del sagrato, puntando verso la pietra, hanno riscontrato 80 mila Unità Bovis, mentre nelle due vasche si oscillava tra i 30 e i 40 mila. La fontanella d’acqua potabile di fronte alla chiesetta ne ha fatti registrare 15 mila.

Livelli straordinariamente alti, visto che un corpo umano fa solitamente arrivare il Biometro fino a 6.500 U.B.

Tutte le vibrazioni superiori sono indice di “energia positiva“, dagli effetti benefici sulla salute, ma Ie persone del posto a quanto pare già lo sapevano, abitualmente salgono su questo picco per bere l’acqua direttamente dalla fontanella o per riempirne intere bottiglie da riportare a casa. Lo consigliano anche ai turisti: dicono che faccia bene.

Vero o falso, chissà quanti visitatori di passaggio se ne torneranno indietro con le scorte di acqua “magica” in auto. Non si sa mai…

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