VIGGIANO (PZ) – SANTUARIO DELLA MADONNA NERA DEL SACRO MONTE DI VIGGIANO / Oggetto devozionale, simbolo religioso, riferimento di leggende che si riconducono a un culto planetario, la statua mariana del monte di Viggiano sorveglia idealmente una valle e un’intera regione.

LA MADONNA NERA


articolo di Stefano Santarsiere – stefano@santarsiere.it
fotografia panorama wikipedia – Pier Vincenzo Canale

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Provincia di Potenza

Madonne nere

 


Oggetto devozionale, simbolo religioso, riferimento di leggende che si riconducono a un culto planetario, la statua mariana del monte di Viggiano sorveglia idealmente una valle e un’intera regione.
Il paese che ne ospita il santuario è un centro di 3000 abitanti, cuore di una sub regione a ridosso del confine campano conosciuta per gli invitanti giacimenti di petrolio. Ma la Val d’Agri è anche un territorio pulsante di tradizioni, folklore, e una religiosità che converge magneticamente verso quel santuario, la cui storia risale alle predicazioni evangeliche nelle città romane di Grumentum e Venusia. La statua, cuore del tempio, è scolpita intorno al 500 d.C. per essere inizialmente venerata nella cattedrale di Grumentum, fino alla distruzione della città ad opera dei Saraceni, nel 1050. Pietà per la sacra icona – e forse terrore verso il divino – spinsero i superstiti a nascondere la statua in cima al monte di Viggiano.


Madonna nera di Viggiano

La successiva epoca dei Normanni registra la riscoperta dell’immagine. Misteriosi bagliori notturni segnalano il nascondiglio in cui viene ritrovata: il busto e il volto olivastro intatti, come il sudario in cui era stata frettolosamente avvolta. Nel punto del rinvenimento è edificata la chiesa che oggi ospita la Madonna per un arco di sei mesi l’anno, dalla prima domenica di maggio alla prima di settembre, in ricordo dei lunghi secoli in cui la terra ne ha preservato l’esistenza.
Fastosamente ammantata d’oro, sulle ginocchia un Gesù benedicente nel modello spagnolo della Madonna di Monserrat, il suo sguardo conserva il misticismo delle origini, la dolcezza e insieme l’austerità di un idolo antico. Dinanzi alla statua, l’osservatore sensibile avverte il richiamo arcaico della Gran Madre di Dio, la Teohocos dei Greci, e l’incanto primordiale della generatrice di vita.
Un tema che ricorre nel mio romanzo ‘Ultimi quaranta secondi della storia del mondo’, dove la Madonna di Viggiano (Lizzano, nel libro) propone la sua carica mistico-pagana e diventa oggetto di contrapposizioni tra fedi. Il simbolo cristiano vacilla, il significato mitologico della Grande Madre riaffiora, non senza tensioni e violenze. Ma ciò che resta – e che ricorre in tutti i ritualismi – è la mediazione tra l’umano e il divino, e il valore di una divinità che incarna la forza stessa della Natura.

Ultimi quaranta secondi
della storia del mondo

Thriller – edizioni Abelbooks