SANTA MARIA DEL PONTE (AQ) – LA PIEVE / Alcuni studiosi hanno ipotizzato la presenza di una Commanderia templare che era ubicata proprio qui, all’interno di queste mura, vicino al fiume Aterno, ma non abbiamo ancora avuto tra le mani un documento o una prova di tale possedimento.
UN POSSIBILE FORTILIZIO TEMPLARE E LA TRIPLICE CINTA
ARTICOLO / Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu
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CATEGORIE
Provincia di L’Aquila
COSTRUZIONI ANOMALE
PAGANESIMO/CRISTIANESIMO
TEMPLARI
Simbolo: TRIPLICE CINTA
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I capitoli di questa scheda sono:
• Una struttura irregolare e asimmetrica
• La presenza dei Cavalieri Templari e la Triplice Cinta
Una struttura irregolare e asimmetrica
La frazione di Santa Maria del Ponte, è un borgo fortificato con appena fuori l’abitato, la sua antica chiesa-monastero benedettina.
Il toponimo proviene dalla presenza di un ponte sopra il fiume Aterno, sulla cui sponda sinistra si era distribuito il borgo. Oggi il fiume è più a valle, il suo percorso è stato leggermente cambiato, esso da il nome all’intera valle in cui si trova il Parco Regionale Sirente-Velino.
Il paese è circondato dalle mura di cinta con due porte di accesso ad arco gotico, dal curioso nome di “Capo la Terra” e “Piedi la Terra”, site ai vertici opposti di una linea che lo attraversa.
La chiesa presenta una struttura molto insolita perché irregolare ed asimmetrica, addirittura a forma di E, come è stata definita dallo storico Teodoro Bonanni.
Secondo alcune tradizioni locali, riportate sempre dal Bonanni, sarebbe stata edificata sopra un tempio pagano tra il V e il VI secolo, ma fondamentalmente non esistono documenti sulla sua reale origine. Forse fondata dai Preti Equiziani nel XI secolo, discepoli di Sant’Equizio che insieme a San Benedetto avrebbe diffuso il monachesimo occidentale.
Alcune bolle papali la citano nel XII secolo, come parte di un più ampio complesso monastico, collocandola nella diocesi di Valva e Sulmona. Infatti è documentata già nel 1138 ma in seguito ha subito diversi ampliamenti e ristrutturazioni tra il 1400 e il 1600. Dopo gli ultimi restauri degli anni 1967-68 risulta oggi ormai spoglia delle opere d’arte, perchè portate al Museo Nazionale dell’Aquila. Del primitivo edificio rimangono solo l’abside e il muro di fondo, inglobati in una successiva struttura.
La facciata è in stile romanico gotico e riporta sul muro un affresco di Maria Vergine del XIV secolo. Originariamente era ad un’unica navata, ma i diversi interventi la ampliarono nel XVI secolo portandola fino a tre navate, operazione che inglobò l’abside romanica.
Sulle pareti appoggiano resti di antichi affreschi del XV secolo, tra cui una Crocifissione di scuola umbro-abruzzese.
Le uniche opere rimaste sono un paliotto dell’altare maggiore del Trecento (molto grezzo costituito da due lastre di pietra che ne sostengono una come piano) con l’insegna dell’Agnus Dei e un’iscrizione con caratteri gotici che riporta la data del 1333. Ci sono altri altari dedicati a San Pietro, Sant’Agata, alla Madonna della Neve e a San Giuseppe. L’elemento interno più antico è un’acquasantiera in pietra sostenuta da 4 teste di agnelli attorno ad un pilastro.
La finestra dell’abside presenta un alto archivolto con decorazioni vegetali di foglie d’acanto e di palma.
Una possibile presenza dei Cavalieri Templari e la Triplice Cinta
Alcuni studiosi hanno ipotizzato la presenza di una Commanderia templare che era ubicata proprio qui, all’interno di queste mura, vicino al fiume Aterno, ma non abbiamo ancora avuto tra le mani un documento o una prova di tale possedimento. Dagli antichi documenti del 1269 risulta che Santa Maria del Ponte stranamente non era tassata da Re Carlo I D’Angiò, a dimostrazione del rispetto e dell’importanza di questa contrada. I vicini Beffi, Fontecchio e Tione, come altri castelli e terre della contea aquilana, dovevano tutti una quota annuale. Perché questo privilegio? Quali personalità vivevano da non esigere le tasse al re?
Santa Maria entrò a far parte di Tione solo successivamente, nel 1294.
Sul muro di cinta si scorge un simbolo molto particolare, una Triplice Cinta, un simbolo ancora oggi particolarmente enigmatico, presente non solo in diversi luoghi d’Italia, ma anche in tutto il mondo.
Solitamente scolpito sulla pietra è stato ritrovato anche su strutture preistoriche e megalitiche. Spesso utilizzato dai Cavalieri Templari per segnare luoghi sacri in cui scorrerebbero nel sottosuolo le energie della Terra. Non a caso, questo borgo potrebbe essere stato frequentato dai cavalieri dell’Ordine.