Ferentillo (TR) – Chiesa di Santo Stefano /  Lo spazio ricavato tra le due chiese fu utilizzato come cripta sepolcrale che conserva oggi i resti mummificati dei defunti che lì vi erano stati sepolti

 

LE MUMMIE DI FERENTILLO


ARTICOLO DI Diego Antolini (Gruppo The X-Plan)

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LE MUMMIE DI FERENTILLO


Ferentillo è un comune della provincia di Terni (Regione Umbria), situato a circa 60 Km a sud-est di Perugia e 12 Km a nord-est di Terni, all’interno della Valle del Nera (o Valnerina); il paese è diviso dal fiume in due borghi: Matterella e Precetto.
Ferentillo confina con i comuni di Arrone, Leonessa, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Polino, Scheggino, Spoleto.
Delle origini poco si conosce, ma tra gli antichi insediamenti spicca per importanza una necropoli Etrusca che si trova a Caldane, vicino Ferentillo. Il paese si è sviluppato attorno al Castello di Madonna (XIV secolo) che era appartenuto alla casata Monaldeschi della Cervara prima, e poi a Spada e ai Duchi di Montevecchio.
Ferentillo si trova tra i monti di Sant’Angelo e Gabbio, così come è diviso tra i castelli di Precetto e Matterella che si fronteggiano l’uno dalla sponda opposta del fiume.
A Matterella si trova la Chiesa di Santa Maria che è un condensato di simbologia templare e alchemica, infatti un vero e proprio “libro di pietra” destinato a chi ha percorso la strada dell’Iniziazione.
A Precetto si trova invece una torre pentagonale, altro simbolo inconfutabile del passaggio delle “tuniche crociate” e della loro eterna ricerca.
Al di là del simbolismo esoterico, la nostra prima visita a Ferentillo aveva un altro scopo: quello di osservare un enigma tutt’ora insoluto.


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La chiesa di Santo Stefano (XV sec costruita sopra i resti di una chiesa preesistente del XII sec che non venne demolita ma servì da base per la nuova costruzione) si raggiunge attraverso uno stretto vicolo che dalla piazza di Precetto sale verso la parte alta di Ferentillo. Al suo interno, lo spazio ricavato tra le due chiese fu utilizzato come cripta sepolcrale che conserva oggi i resti mummificati dei defunti che lì vi erano stati sepolti. Essa fu voluta dalla famiglia Cybo (Lorenzo e Franceschetto) durante il periodo di massima espansione urbanistica del villaggio. Dal XVI sec in poi vennero interrati tutti i defunti del Borgo di Precetto (ad opera dei Frati Minori Cappuccini) e fino all’editto napoleonico di Saint Cloud che vietò le sepolture all’interno delle mura cittadine (dal 1806 in Italia). L’ultima sepoltura nella cripta avvenne il 18 Maggio 1871. Quindi l’età delle mummie va da cinque secoli a due secoli fa. L’editto napoleonico impose anche la riesumazione delle sepolture e il loro trasferimento nei nuovi cimiteri extraurbani. E’ durante questa operazione che, nel XIX sec, si scoprì che i cadaveri della cripta erano tutti mummificati. Il mistero è legato proprio alle condizioni delle salme: in che modo è avvenuta la mummificazione?
Una prima ipotesi è legata alla qualità dell’aria, che conterrebbe un particolare tipo di microorganismo che avrebbe operato la mummificazione; una seconda ipotesi invece riguarda la composizione del suolo (Il pavimento è costituito dalla terra utilizzata per le sepolture compattatasi in seguito all’azione di sgocciolamento dell’acqua sorgiva di montagna che penetra attraverso il soffitto – sul lato Nord si può notare la roccia viva a cui è appoggiato l’edificio), dove la presenza di minerali e di un micro fungo potrebbe aver essiccato la pelle dei corpi in modo da conservarli intatti per secoli. Altri hanno suggerito che l’aria che proviene dalle feritoie su un lato del muro, combinata alla natura del suolo, costituirebbero l’unicum che ha portato le mummie fino ai giorni nostri, tanto da spingere il paese a creare un vero e proprio museo dedicato, il Museo delle Mummie.


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Sopra l’ingresso dello stesso si legge:
Oggi a me, domani a te. Io fui quel che tu sei tu sarai quel che io sono.
Pensa mortal, che il tuo fine e’ questo, e pensa pur che ciò sarà ben presto

Né un invito né un monito, ma un chiaro riferimento all’ineluttabilità della morte e alla natura ciclica della vita mortale.
Superato l’ingresso si accede ad un’anticamera ricavata nella roccia e, poi, si entra nella vera e propria sala delle mummie. Alcune di esse sono esposte in posizione eretta su teche protette dal vetro, altre distese, alcune in posizioni contorte.
Alcuni corpi conservano la dentatura praticamente intatta; persino capelli e peli sul corpo sono visibili su almeno due esemplari. Vi sono corpi nudi e altri con il proprio vestiario ancora addosso. Le mummie sono di entrambi i sessi e di varie eta’, dagli adulti ai bambini e persino il corpo di un infante di pochissimi mesi. In totale 24 mummie umane (tre sono esposte presso il Museo Anatomico dell’Università di Perugia) che comprendono uomini, donne e bambini come pure 10 teste conservate, più di 270 teschi.


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Una prima ispezione al momento della scoperta dei cadaveri (che presentano tutti un colore giallo-ocra) ha rivelato una mummificazione completamente spontanea dovuta all’essiccazione delle parti molli. Oltre a conservare la pelle, alcuni di essi presentavano ancora intatte le unghie, i denti, le orecchie, le labbra, gli organi genitali, la barba ed i capelli. Molti furono gli studiosi che sul finire del XIX sec. si recarono a Ferentillo per studiare questo fenomeno, tra cui due fisici dell’Accademia dei Lincei, il Dott. Carlo Maggiorani (1800 – 1885) ed il Dott. Aliprando Moriggia (1830 – 1906), supportati dal chimico Vincenzo Latini (1805 – 1862). Quest’ultimo svolse analisi chimiche del suolo che evidenziarono come questo fosse principalmente composto da sali di calcio, da calcare e da argilla. Secondo questi studi la natura igroscopica (che attrae l’acqua) del suolo avrebbe favorito la disidratazione dei cadaveri sepolti, mentre l’ambiente fresco ed asciutto, ventilato attraverso finestre continuamente aperte, avrebbe potenziato il processo.
Su ogni cadavere e’ sorta una leggenda ad opera dei frati che custodivano la cripta prima che questa fosse aperta al pubblico: soldati napoleonici impiccati, malati di colera, vittima di un assassinio e suo carnefice, genti asiatiche (?), alcuni esemplari macrocefali e, in fondo alla sala, una serie di teschi di varia tipologia catturano la nostra attenzione. Alcuni di essi rivelano i segni di una perforazione in corrispondenza del lobo temporale, forse il segno di una trapanazione che, secoli fa, sembra venisse praticata sui chi soffriva di disturbi psichici. Alcuni crani sembrano sproporzionati, mentre su altri sono addirittura conservati i segni del volto e ad un’attenta osservazione, si tratta di volti dai tratti “anomali”.
Su uno dei lati della cripta giace una bara sigillata che non può essere aperta prima di una scadenza determinata (questo per volere dei parenti tutt’ora in vita).
Vi sono poi resti di affreschi della chiesa precedente e due volatili mummificati che ci dicono essere un rapace e un corvo, sepolti e poi riesumati dopo dodici mesi nel tentativo di risolvere il mistero del processo di conservazione dei corpi.

La sperimentazione sembra essere una delle chiavi di lettura di questo mistero, visto che non soltanto sugli uccelli, ma anche su alcuni corpi umani vi sono segni perlomeno ambigui che mostrano storie diverse da quello che la versione ufficiale ha tramandato.
Il 1992 è l’anno dell’ultimo ammodernamento della cripta per meglio conservare i corpi, ma le frequenti visite dei turisti – il Museo delle Mummie di Ferentillo è ad oggi uno dei musei più visitati in Umbria – unito ai cambiamenti del clima, necessitano di nuove e piu’ moderne misure di sicurezza (teche sotto vuoto o con filtri speciali, strutture anti-sismiche, ecc.
Oltre alla messa in sicurezza della struttura, riteniamo che analisi specifiche del DNA e dei tessuti cutanei, nonché degli altri elementi in buono stato di conservazione (capelli, dentatura, ossa) siano un passaggio fondamentale per capire la reale natura del fenomeno, per catalogare le anomalie e fare luce sui molti misteri legati alle Mummie di Ferentillo.