
di Roberto Fabbroni - info@sardegnanuragica.it
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È stata scoperta di recente una conformazione rocciosa che per la precisione nei dettagli, sembra una scultura realizzata dalla mano dell’uomo ma è in realtà una scultura realizzata dalla natura.
Il monolite è di dimensioni imponenti.
Alto circa 8-10 metri per una dozzina di lunghezza si presenta in tutta la sua magnificenza agli avventurosi che si ergono alla sua ricerca.
Situata in un terreno privato è rimasta sconosciuta ai più.
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La si raggiunge partendo dall’Agriturismo Lu Branu (Arzachena), dopo circa un’ora di camminata tranquilla e circa 2,1 km di strada da percorrere con delle leggere e facili arrampicate nelle ultime decine di metri.
Da qui partono escursioni giornaliere per gruppi su prenotazione.
Siamo andati alla ricerca di notizie chiedendo alle persone anziane del posto se ne conoscevano l’esistenza e abbiamo scoperto una storia tramandata da Nonno Augusto (92 anni) ai figli, e tramite un vecchio manoscritto degli anni ’50, stilato con una grafia particolarmente curata e di altri tempi, abbiamo ricostruito la sua storia.
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Agli inizi del 1900 un certo Maltinu (Martino) che aveva dimora in un tafone (particolare conformazione rocciosa scavata dal vento), viveva isolato allevando qualche capra e vivendo di cacciagione.
Poco si sa della sua vita ma la sua particolarità è dovuta al fatto che per motivi sconosciuti è sempre rimasto isolato nelle sue montagne, senza mai avventurarsi in paese. Socievole con chi lo andava a trovare e condivideva latte, formaggio o sentieri per la caccia al cinghiale.
Alla domanda sul perchè non scendesse in paese, la vaga risposta era sempre la stessa "qui mi sento bene e al sicuro" senza aggiungere altro a proposito.
Un giorno accadde che alcune persone che scambiavano con lui prodotti, non sono riusciti a trovarlo e dopo alcuni giorni di ricerche, venne trovato il corpo senza vita.
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L'uomo era rannicchiato come un bambino che dorme ai piedi di una grossa pietra di granito, ai piedi della “Sfinge”, dove si era coricato per esalare l’ultimo respiro, “protetto” soprattutto nel momento di passaggio alla nuova vita.
La montagna più alta del luogo mantiene il nome in suo ricordo: Punta di Maltinu.
Da allora è giunta a noi la narrazione di molti pastori e cacciatori che transitando nei pressi di quella montagna hanno rivisto nel volto umano scolpito nella roccia, lo sguardo nostalgico di “zio Maltinu” che contempla la sua amata montagna.

(c) articolo e fotografie
Roberto Fabbroni - info@sardegnanuragica.it
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