Luogo: Sant’Olcese (GE)
Nel paesino di Sant’Olcese in provincia di Genova, viene ricordato il miracolo del santo omonimo, che avrebbe ammansito un orso che terrorizzava la gente del posto. Olcese, vescovo di origine francese, si era stabilito da qualche tempo nei pressi della Val Polcevera a godere della pace degli Appennini Liguri. Accadde però che la tranquillità del borgo sarebbe stata interrotta dalla presenza di un orso, che avvicinandosi alle case, avrebbe aggredito alcune pecore e spaventato i paesani. Il vescovo, l’unico tra tutti a non aver paura, lavorava da solo quotidianamente alla costruzione della chiesa, caricando il proprio carro con materiale edile. Ma un giorno, a metà del tragitto tra la chiesa e il paese fu aggredito dall’orso che uccise uno dei due buoi che trainavano il carro, per poi attaccare anche lui. Olcese senza alcun timore rimase fermo sul suo posto e guardando fisso negli occhi l’orso, si mise a disegnare in aria una croce. L’orso come ipnotizzato, osservava quel movimento della mano e, anziché attaccarlo, gli si accucciò ai piedi come un cagnolone affettuoso. Potete immaginare lo stupore degli abitanti del villaggio quando tornò in paese in compagnia del bue sopravvissuto e dell’orso. L’episodio colpì a tal punto la gente che lo ricordarono sulla facciata della chiesa parrocchiale, dove è visibile ancora oggi in un affresco. Questo miracolo, del tutto simile all’incontro di San Francesco e il lupo, indica che può esserci un’alternativa all’avventata uccisione della belva, che sarebbe certamente avvenuta senza l’intervento di Olcese. Un ipotetico incontro uomo-animale è possibile. Naturalmente sconsigliamo vivamente di rifare le gesta del santo di fronte a un orso, dopotutto qui si parla di «miracolo» e di una leggenda che descrive un incontro simbolico, un’amicizia con il mondo degli animali che oggi è possibile, senza dover ucciderli. Se li guardassimo anche noi negli occhi, scopriremmo che essi hanno un anima, proprio come noi.