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Luogo: Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, via Lungotevere Prati 12, all’angolo con via Paolo Mercuri, Roma

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Questo luogo appartiene al gruppo:
Alchimia (fuoco)
Aldilà
Fantasmi
Illusioni ottiche
Inspiegabile
Oggetti misteriosi
Purgatorio

Simboli:
Uomo (impronte)

Regione:
Lazio

AL LUNGOTEVERE, AL MUSEO CRISTIANO DELL’OLTRETOMBA “TU SE' OMAI AL PURGATORIO GIUNTO…”



… forse così ci accoglierebbe un redivivo Dante vedendoci arrivare al civico 12 di via Lungotevere Prati, all’angolo con via Paolo Mercuri! E ne lascerebbe traccia nella sua “Commedia”, proprio nella seconda delle sue tre Cantiche, nel Canto IX, al verso 49. Però l’Alighieri non è più tra noi fin dalla lontanissima notte tra il 13 e il 14 Settembre del 1321…

Ma perché lì, al Lungotevere, a due passi da Castel Sant’Angelo, Durante di Alighiero degli Alighieri avrebbe potuto accoglierci con le suggestive parole di una sua terzina incatenata?

Perché proprio lì sorge quello che i cittadini dell’Urbs aeterna simpaticamente chiamano il “piccolo Duomo di Milano”, ovvero la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, che indubbiamente ad esso assomiglia.


La chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, un piccolo “Duomo di Milano” a Roma, al Lungotevere Prati

A pochi metri dal “biondo” Tevere, alla fine dell’Ottocento, un missionario originario di Marsiglia, Padre Victor Jouët, acquista un terreno e incarica l’ingegner Giuseppe Gualandi di costruire in cemento armato ricoperto con travertino, una chiesa in stile neogotico francese, poi destinata anche a fungere da polo di aggregazione della sua Associazione del Sacro Cuore di Gesù per il suffragio delle anime del Purgatorio, associazione fondata da Jouët stesso.

Molte statue di Santi, poste in nicchie sopra gli spioventi, abbelliscono l’edificio religioso e il campanile è sormontato da una croce contenente un ex voto appartenuto a Padre Jouët.

Passano pochissimi anni, e in un tragico 15 Settembre 1897 un furioso incendio distrugge parte della chiesa, in particolare una piccola cappella dedicata alla Santa Vergine del Rosario. Spente le fiamme, su un pannello di legno a sinistra dell’altare – oggi purtroppo coperto da un trittico… – Padre Jouët scorge un volto umano sofferente.


“… che 'l male ond'io nel volto mi discarno…” (Dante, Inferno, XXX, v. 69).
È questa la sulfurea immagine apparsa dopo l’incendio del Settembre 1897.

L’immagine viene immediatamente identificata con quella di un’anima sofferente per la sua permanenza nel Purgatorio, anche se qualcuno nota un’espressione diabolica, un ghigno poco rassicurante e, forse, attribuisce al Principe delle Tenebre, al Demonio, l’origine dell’incendio.

Paraeidolia – illusione del nostro subcosciente tendente a ricondurre a forme note immagini o strutture dalla forma casuale – oppure reale manifestazione dell’esistenza della vita… dopo la vita?

Padre Jouët, naturalmente, è convinto che un’anima santa del Purgatorio abbia voluto manifestarsi per impetrare preghiere necessarie a ricevere sollievo durante la permanenza in una condizione, in un non-luogo, che potremmo immaginare come una sorta di temporanea anticamera – ci si consenta l’imprecisa definizione… – del Paradiso.

Condizione destinata a coloro i quali, pur avendo lasciato questo mondo in ‘stato di grazia’, devono transitarvi per accrescere la loro condizione morale, spirituale, affinché possano poi accedere alla perfetta comunione con l’Onnipotente.

LE ANIME PURGANTI E LE MESSE GREGORIANE

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica possiamo leggere…
“Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione o entrerà immediatamente nella beatitudine del Cielo,  oppure si dannerà immediatamente per sempre…”
E più avanti…” Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del Cielo.”
Una speranza, quindi c’è, poiché possiamo anche leggere che “… Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del Giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Matteo 12,31). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro.”

Quindi, cosa possono fare i parenti, gli amici, di chi non è più tra noi?

Cosa possono offrire all’Altissimo in suffragio dei defunti?

Dobbiamo a San Gregorio Magno la concezione delle  Messe che da lui prendono il nome, ovvero la pia pratica di far dire trenta Messe continue, concezione che trae origine da un curioso episodio avvenuto in un convento di Roma dove il Papa e futuro Santo dimorava.

Un monaco che risponde al nome di Giusto confida al suo confratello Copioso di avere occultato tre monete d’oro tra i medicinali della farmacia del Convento.
Copioso riferisce la cosa a Gregorio il quale si irrita poiché non è stata rispettata la regola che prescrive la comunione dei beni tra tutti i monaci.

Il monaco Giusto, severamente redarguito da Gregorio, cade in una cupa depressione, forse si toglie la vita e dopo un certo tempo, dopo essendosi pentito, tristemente “… la sua anima abbandonò il corpo nella stessa tristezza…” mentre il suo corpo, senza pietà alcuna, dai confratelli viene gettato in un letamaio insieme alla tre monete che aveva tenute per se.

Gregorio, certo che Giusto stia patendo nelle fiamme dell’Inferno, preso da giusti scrupoli, affida al Priore del monastero un delicato compito

Vai dunque, e da oggi stesso per trenta giorni di seguito fai in modo di offrire per lui il Sacrificio – la Messa Eucaristica. N.d.A. – affinché non sia assolutamente tralasciato alcun giorno, nel quale non sia offerta per la sua assoluzione l’Ostia salutare…”. Passano trenta giorni e il defunto Giusto appare al monaco Copioso e lo rassicura poiché ormai è libero da ogni ulteriore pena, tanto che Gregorio può commentare

“… Concordando simultaneamente visione e Sacrificio, apparve con chiarezza, che il fratello, che era morto, scampò al supplizio grazie all‘Ostia salutare…”.
Dopo l’incendio, dopo la visione di quella stranissima immagine da lui interpretata come anima in attesa di suffragi, Padre Jouët inizia a raccogliere altre tangibili testimonianze di manifestazioni provenienti dall’Aldilà, da quella condizione delle anime che è il Purgatorio.

Così, a partire dal 1900 egli raccoglie tessuti stranamente bruciacchiati, breviari con inquietanti impronte, antichi libri con segni carbonizzati attribuiti a chi ha da tempo abbandonato questa valle di lacrime e in quel lontano Altrove che abbiamo chiamato Purgatorio attende di purificarsi, di elevare il proprio status per accedere al Paradiso.


Uno scorcio del piccolo Museo delle Anime Purganti allestito nella Sacrestia della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio.

“là dove Purgatorio
ha dritto inizio..”
(Dante, Purgatorio, VII, v.39)

Tra i reperti più inquietanti – ma tutti lo sono! – c’è ad esempio un libro sacro su cui la suocera di una certa Margherita Demmerlé abitante nel nord est della Francia appare trenta anni dopo essere defunta lasciando, a testimonianza della sua permanenza nel Purgatorio, un’impronta infuocata sulle pagine di un libro ora esposto nel Museo. Su suggerimento di un parroco la donna rivolge la parola all’anima in pena ricevendo l’invito a compiere un pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Marienthal. Richiesta questa che libera la defunta dalla permanenza nel Purgatorio, lasciando le bruciature sul libro e scomparendo per sempre. Altra simile impronta sarebbe stata lasciata il 21 Dicembre 1838 dal defunto Giuseppe Schitz su un libro di preghiere del fratello Giorgio per chiedergli Messe di suffragio che abbreviassero la sua permanenza nel Purgatorio.


Impronte lasciate il 21 Dicembre 1838 dal defunto Giuseppe Schitz su un libro di preghiere del fratello Giorgio.

Un altro reperto è visibile solo sotto forma di fotografia perché l’originale è conservato in Westfalia, nella cittadina di Winnenberg. Si tratta di un abito usato nel 1696 dalla suora Margherita Herendops, ma l’impronta della mano “rovente”  l’avrebbe lasciata la sua consorella suor Chiara Scholers, deceduta circa molti decenni prima a causa della peste,  implorante messe di suffragio.


Fotografia dell’abito usato nel 1696 dalla suora Margherita Herendops. A sinistra si nota l’impronta di una mano “rovente” lasciata dalla sua consorella suor  Chiara Scholers deceduta nel 1637.

Completerei questo brevissimo excursus con una tavoletta di legno che riporta l’impronta di una mano anch’essa rovente insieme ad un segno di croce.


La tavoletta di legno che riporta l’impronta di una mano  rovente, insieme ad un segno di croce.

Molti anni fa chi scrive visitò per la prima volta il Museo  quando i reperti erano molto più numerosi di quelli attuali perché nel 1921 Padre Vincenzo Gremigni ridusse l’esposizione a testimonianze per le quali esisteva una documentazione di sufficiente spessore probatorio.

Comunque, ai nostri giorni una fugace visita a questo particolare Museo potrebbe di sicuro appassionare i lettori di Luoghi Misteriosi che abitano a Roma o che siano di passaggio per la Città Eterna


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Un libro dove  – tra mille altre stranezze dell’universo musicale – troverete anche  un Capitolo dedicati ad una possibile  “musica dell’Aldilà” udita nel  “Petit Trianon”, una graziosa dimora immersa nel verde, fatta realizzare da  re Luigi XV per la sua amante, la Marchesa di Pompaudour, principesca dimora dove agli inizi del 1900  Eleanor Jourdain e la sua amica, Annie Moberley avrebbero udito una “musica” non di questo mondo e avrebbero anche incontrati personaggi che avrebbero abitato quei luoghi… qualche secolo prima. 
Ma è questo un libro dove troverete anche un Capitolo dedicato allo stranissimo Spartito del Demonio, un anomalo spartito musicale affrescato all’interno di una strana chiesa posta a poca distanza da uno strano e abbandonato cimitero. Tutti e due, ovviamente, debitamente  e stranamente… “sconsacrati”! Un Capitolo, insomma, corredato da inedite immagini e da un’ancor più inedita ipotesi sulla stregonesca breve espressione musicale scritta chissà da chi, chissà perché…

 



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