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Luogo: Solignano (Parma)

Questo luogo appartiene al gruppo:
fantasmi
miracolistica
paganesimo/cristianesimo
torture

Luoghi:
pozzi
Italia abbandonata

Simboli:
Emilia Romagna

LO SCOMPARSO CASTELLO DI SPECCHIO E ALTRE STORIE MISTERIOSE DI SOLIGNANO

Le prime notizie di una fortificazione a Specchio, un piccolo borgo arrampicato sulle colline di Solignano (Parma), risalgono ad un documento piacentino del 1132. Venendo a tempi più recenti, sue tracce si ritrovano in una mappa catastale datata 1823 e, fino a pochi anni fa, era ancora possibile identificarne alcune flebili vestigia. Ora, non ne rimane assolutamente più nulla, come ho potuto constatare girando in lungo ed in largo nel sito in cui sorgeva. E me lo conferma un signore del luogo.
Una volta era lassù, dove c’è quella cima rocciosa, a dominare il sottostante paese. E pare che sia stato l’utilizzo di specchi per le segnalazioni ai castelli vicini ad aver dato il nome al paese. Successivamente, vuoi perché la parete nord della rupe è in parte franata, vuoi perché è stato usato come materiale da costruzione, ora è completamente sparito. In pratica, è rimasta solo la base, cioè la roccia su cui poggiava. Si dice che la stessa chiesa cinquecentesca, che vedi poco più sotto, sia stata costruita con le sue pietre.
Se cerchi delle informazioni storiche, c’è l’antico cimitero, che chiamavano l’Ossario. Sì, non è che sia vecchissimo, perché risale al Settecento. In ogni caso, fu usato come luogo di sepoltura fino al 1875. Però, come succedeva a quei tempi, ed ancor prima, c’erano i morti di serie A e quelli di serie B. I primi venivano sepolti dentro la chiesa costruita al suo interno, i secondi attorno ad essa".

 

Chiedo se la piccola frazione custodisca storie di fantasmi o di inquietanti misteri.
No, direi di no. Però, proprio fra questo pugno di case, è stata inventata la <piva>. Sai cos’è?”, mi guarda sornione.
Ribatto la prima cosa che mi viene in mente. “Piva… piva… beh… sì, <avere la piva>, significa <tenere il broncio>. Ma da questi parti avete spesso il <moclone> (NdA dal dialetto <moclòn>, cioè <malumore>)?”. Decido di giocare un po’ con il simpatico signore.
Ah… ah… no, impossibile, qui si sta bene, poca gente, aria sana ed una bella osteria in cui apprezzare il buon vino”, ribatte divertito. “In realtà, la piva è una specie di cornamusa, con il suo piffero in legno attaccato alla tipica sacca. Sì, forse questo è davvero un mistero. Come mai è stata inventata proprio in questo luogo sperduto fra le colline?”.
E a proposito di colline… basta spostarsi in linea d’aria di pochi chilometri ed un castello tutto intero lo si trova per davvero.

 

Siamo, dunque, a Castelcorniglio, sempre nel comune di Solignano.
Anche se, a dire il vero, il serrato portone ed il silenzio che lo avvolge paiono inequivocabili. Sì, non c’è nessuno, è abbandonato. L’abbaiare di un cane, finito in un qualche modo all’interno delle sue mura, è il solo segnale di vita. O, forse, c’è un custode che, però, se ne guarda bene dal manifestare la propria presenza.
Non possono rimanere nascoste, invece, la merlatura ghibellina, che ricama il perimetro esterno, così come le quattro torri angolari, basse e circolari, e l’alto mastio centrale.

 

Certo che le mura (ottocentesche?) sono talmente basse che risulta poco intuibile il loro valore protettivo. Anche la posizione del castello, non certo dominante sulle zone sottostanti, lascia qualche dubbio sulla sua reale funzione. Insomma, di militare ha ben poco, assomiglia di più all’eccentrica residenza di chi ama starsene lontano dal consesso umano, vista l’estrema solitudine del luogo.
Comunque sia, pare esistesse già nel 1226. Poi, i soliti frequenti passaggi di mano, Pallavicino compresi. Ora è di proprietà privata.  
Naturalmente, come ogni castello che si rispetti, conserva i propri misteri. Che sono essenzialmente due.

 

Infatti, una delle sue stanze custodiva (e probabilmente custodisce ancora oggi) un affresco che ricorda l’apparizione in loco della Vergine Maria ad uno dei vecchi proprietari della struttura, tale Filippo Zanetti (siamo nella seconda metà dell’Ottocento). Un personaggio curioso, costui, profondo conoscitore della Bibbia ed esperto di profezie.
Il secondo enigma me lo racconta un’anziana signora che incontro non molto lontano. “Lì c’è ancora il <pozzo dei tagli>. Ci buttavano giù le fanciulle dopo che il padrone di casa ne aveva abusato. L’ho visto con i miei occhi quando ero ancora una giovinetta”. Io, a dire il vero, ho letto che si tratta di una leggenda…

 

Ma è giunto il momento di spostarci di pochi chilometri, per arrivare a lago misterioso.
Vai al lago Cuccarello, lì ogni tanto si sentono piangere dei bambini, ma che nessuno riesce a vedere…”.
Una vicenda intrigante, quella che mi racconta una giovane donna. E, in quanto tale, meritevole di approfondimento. Approfondimento che si presenta difficoltoso fin da subito. Perché, chiedi a destra e chiedi a manca, nessuno sembra sapere nulla di questa sinistra diceria.
Decido, allora, di approcciarmi alle persone in modo meno diretto. Chiedo, cioè, se siano a conoscenza di una tragedia consumata nelle acque del lago. Spesso, infatti, le storie di fantasmi hanno origine da fatti realmente accaduti, drammatici, il più delle volte.
Ma anche questo filone investigativo non porta a nulla. Insomma, nessuno sa nulla né di spettri e né di morti violente. Eppure…
Infatti, un bel giorno trovo soddisfazione in un’anziana signora che abita a Fopla (una località non troppo distante dal “nostro“ specchio d’acqua).
Sì, ricordo di un brutto fatto di cronaca. Morirono annegate quattro persone, tutte insieme. In pratica, la barca che li trasportava affondò. Cioè, non si capovolse, colò proprio a picco. Non so quando successe esattamente, ma sicuramente parecchie decine di anni fa”.
Purtroppo, anche “sguinzagliando” persone di mia fiducia che abitano nella zona, non aggiungerò ulteriori informazioni (ma neppure conferme) a quanto riferitomi dalla gentile donna.
Non mi resta che vedere personalmente il lago. Il che non è una delle operazioni più semplici di questo mondo, in quanto è sperduto fra le montagne ma, soprattutto, manca qualunque indicazione topografica per raggiungerlo.
Comunque, alla fine, lo individuo, non prima di aver apprezzato la curiosa figura di una Madonna. L’immagine votiva è ai margini di un modesto sentiero, sorretta da un cippo di forma tronco piramidale. Dico “curiosa” perché vede la Vergine ed il Bambino appollaiati su di un covone di grano, con ai loro piedi una serie di angeli genuflessi che porgono offerte. Mi pare un evidente richiamo alla Madre Terra o, meglio ancora, alla divinità romana Cerere, dea dell’agricoltura. Ma, probabilmente, è anche un omaggio ai cari defunti, visto che il grano, quando viene mietuto, in un certo senso, “muore”. 

 

Torniamo al lago. Si presenta di un colore verde, tanto intenso da togliere trasparenza alle sue acque. Ed è davvero piccolo, con la sua forma stretta ed allungata. Così come, a naso, deve essere anche poco profondo.

 

Per questo mi chiedo come sia stato possibile l’annegamento contemporaneo di ben quattro persone. Già il fatto che la barca sia affondata e non capovolta, avrebbe dovuto dare un tempo sufficiente ai suoi occupanti per predisporsi al salvataggio. Poi, le rive sono estremamente vicine anche per chi si trova al centro del bacino lacustre e, per questo, velocemente raggiungibili (così come tempestivi sarebbero stati i soccorsi). Senza dimenticare che l’affondamento dell’imbarcazione appare davvero poco comprensibile.

 

Mi spiego meglio. Sicuramente si trattava di un piccolo natante, viste le modeste dimensioni del lago. Quindi, le sue condizioni di sicurezza dovevano essere facilmente verificabili da chi aveva il compito di darlo a noleggio.
Insomma, un incidente, se di questo si tratta, che appare davvero strano da qualunque prospettiva lo si guardi.
In realtà, le cose potrebbero essere andate in modo diametralmente opposto. Perché, quella stele grigiastra lungo la riva che custodisce un sant’Antonio che si regge in piedi, potrebbe essere il “grazie” di un qualcuno. Infatti, secondo quanto riferito all’amico Paolo da un abitante della zona, ben tre persone si sarebbero sentite miracolate per non essere affogate dopo il capovolgimento della loro imbarcazione. 

 

A questo punto, vien da chiedersi: si tratta di due episodi che nulla hanno da spartire, o la voce popolare ha stravolto i contenuti di una medesima vicenda? Chissà…
Ma torniamo al presente. Il silenzio tombale che avvolge il lago invita a soffermarsi. Ed il pensiero non può che andare ad inizio Novecento, quando era di moda frequentarlo, sia con passeggiate lungo le sue rive oppure affrettandosi ad un imbarcadero sempre affollato di gente. Molto diversa, invece, è la situazione attuale. Regna il totale abbandono da parte dell’uomo ed il possesso disordinato della natura.

 

Comunque, felice di averlo finalmente trovato, non immagino la sorpresa che mi aspetta di lì a poco.
Infatti, nel viaggio di ritorno, incontro una mandria di bovini che sta pascolando beatamente. Non mi preoccupo più di tanto, visto che le bestie sono prese dal loro ruminare. Finché, una di loro si accorge della mia presenza e drizza il muso. Prima una e poi un’altra, infine tutte insieme, alzano la testa e guardano nella mia direzione.
Sono ad una cinquanta metri da loro. Una distanza di relativa sicurezza, nel caso passasse per la loro testa qualche strana idea. Cosa che, puntualmente, succede. La prima a partire al galoppo è un “affare” brunito di proporzioni gigantesche. E velocemente tutti lo seguono (vitelli compresi). Morale, una mandria di mucche, tori, manzi e roba simile mi sta puntando con decisione. Purtroppo, sono nel bel mezzo di un campo, cioè, decisamente isolato. Non mi resta che correre, sperando di arrivare al boschetto, che dista trecento metri, prima che loro raggiungano me. Purtroppo, l’erba alta non facilita l’andatura, così come il terreno sconnesso (e pure il timore di calpestare quelle bisce lunghissime già frequentemente incontrate nel corso del pomeriggio). Però, si sa, l’adrenalina “fa miracoli” e raggiungo la sospirata boscaglia prima che i bovini mi facciano la “festa”. Come previsto, i bestioni, non andranno oltre.
Comincio a dar ragione a chi dice che andare a caccia di misteri sia pericoloso…

 


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