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LUOGHI

BEMA, LA FATA DI MONTECHIARUGOLO


Luogo: Castello di Montechiarugilo (PR)
Questo luogo appartiene al gruppo:
Femminino (sacerdotesse)
Fantasmi
Luoghi:
Emilia Romagna
Ci sono due varianti della leggenda della Fata Bema, le riporteremo entrambe
Leggenda della Fata d Corte / articolo di Stefanila Delendati
il castello di Montechiarugolo, risalente al XII secolo, sorge a ridosso di un colle in prossimità del fiume Enza. Dopo l'assedio del 1313 le mura e il mastio vennero rasi al suolo e successivamente ricostruiti dai Visconti che nel 1347 entrarono in possesso della fortezza. Nel 1406 i duchi di Milano cedettero il castello a Guido Torelli, uomo d'armi parmigiano. Alla sua famiglia, la cui signoria durò fino all'inizio del ‘600, si deve l'attuale aspetto della rocca. Il più celebre esponente del casato Torelli fu Pomponio, autore di commedie, poesie e trattati, che fece affrescare gran parte del castello.
Per merito suo il maniero divenne centro di attrazione per letterati ed umanisti oltre che meta di visita d’illustri personaggi del calibro di papa Paolo III e il re di Francia Francesco I. Amato e benvoluto dai suoi sudditi, Pomponio era solito organizzare feste per animare la vita del borgo e proprio una di queste feste era in pieno svolgimento nel maggio 1593 quando l’attenzione della gente fu attratta da una bellissima giovane di nome Bema, una creatura misteriosa dai lineamenti delicati e dai capelli neri, accompagnata da un uomo enorme chiamato Max. Bema era cresciuta a Cernobbio, nei pressi di Como, nata in una nobile famiglia caduta in disgrazia.
Fuggita da quei luoghi, cominciò a girare in lungo e in largo l'Italia insieme al fedele servitore Max che si esibiva come saltimbanco, mentre Bema divenne un’indovina infallibile. Fu nel corso di questo peregrinare che giunsero nel comune sulle colline parmensi, dove la gente si accalcava al piccolo palco della bella ragazza per farsi predire il futuro. Si avvicinò anche Pio Torelli, il figlio del conte Pomponio. Era soltanto un bambino ma anche lui voleva sapere cosa gli avrebbe riservato il destino. Bema, al principio reticente per la giovane età di chi si trovava davanti, alla fine fu costretta dai presenti a formulare la sua previsione: "Vedo un lago di sangue, su cui galleggiano nobili teste e vedo anche il capo di questo bambino". Nessuno la prese sul serio, soprattutto le dame invidiose della sua bellezza, nessuno tranne il duca di Parma Ranuccio I Farnese, un tipo irascibile e malaticcio che aveva fatto voto di liberare la provincia da streghe e indovini in cambio della guarigione.
Ranuccio diede ordine di catturare Bema e l'avrebbe senz'altro rinchiusa nella Rocchetta, il temuto carcere cittadino, se lei non fosse riuscita a fuggire. All'ultimo momento, proprio mentre stava attraversando il confine con Montecchio, Bema cambiò idea e tornò indietro per domandare aiuto a Pomponio. Questi accettò di intercedere per lei presso Ranuccio che le concesse la grazia a patto che non si allontanasse da Montechiarugolo.
Così la ragazza prese dimora nel castello e divenne una di famiglia. Una volta cresciuto, Pio si innamorò di lei che, pur ricambiando il sentimento, lo respinse per la differenza di ceto sociale. Deluso, Pio si trasferì a Parma al servizio di Ranuccio, finendo vittima delle sue trame. Il Farnese voleva infatti impadronirsi dei beni di alcuni nobili, tra cui i Torelli, e fece arrestare più di cento persone accusandole di tradimento. Pio si ritrovò nella Rocchetta ma Bema gli mandò Max che lo fece evadere. La fuga fu di breve durata, gli uomini di Ranuccio li raggiunsero a un passo alla libertà, uccisero Max e riportarono Pio in prigione.
Ormai Bema era impotente e il 19 maggio 1612 il suo amato venne decapitato in Piazza Grande (l'attuale Piazza Garibaldi) insieme agli altri presunti colpevoli, realizzando la vecchia profezia dell'indovina di Cernobbio. Senza Pio e Max, Bema rimase nel feudo di Montechiarugolo, in quel castello che ormai era la sua casa, tra la gente del posto che l'amava per le premure che la giovane riservava ai poveri. Inconsolabile ma forte di carattere, Bema continuò ad occuparsi dei più bisognosi e trascorse gli ultimi anni in una modesta abitazione nei pressi del maniero, dopo che Ranuccio la obbligò ad allontanarsi dalla colta corte dei Torelli. Diventata anziana, scomparve da un giorno all'altro senza lasciare traccia ed ebbe inizio la sua leggenda.
Poco tempo dopo, nelle segrete del castello, venne ritrovata una mummia con accanto un messaggio: "Della Bema questo è il corpo, chi felice viver vuole non lo tolga dal suo letto". E il corpo della donna, ormai familiarmente chiamata Fata Bema, è ancora lì e proprio non ne vuole sapere di andarsene, anche perché ogni volta che si è tentato di spostarlo Montechiarugolo è stato colpito da inondazioni, pestilenze e cataclismi di ogni genere. Tutti gli anni la notte tra il 18 e il 19 maggio, anniversario della morte di Pio, si narra che Bema salga sul mastio del castello e volga lo sguardo verso Parma, la città che non poteva raggiungere per salvare il suo innamorato.
Leggenda della Morte Bianca / articolo di Isabella Dalla Vecchia
Siamo ahimè in grado di riconoscere la Morte quando arriva, nera, ghignante, scheletrica, con la falce, ma qui a Montechiarugolo la Morte è bianca, bella, accogliente, una figura che (forse) non ti fa urlare di terrore e si chiama fata Bema.
Il castello è una delle fortezze più grandi della regione, in grado di non far entrare, ma anche di non far uscire nessuno. Neppure gli spiriti. Ospita affreschi esoterici voluti dal conte Pomponio Torelli della corte dei Farnese, richiamanti acqua, terra, fuoco e aria.
Quando era in vita, la fata Bema era una maga giunta fino a qui nel 1593, brava nella lettura del futuro al punto da divenire presto celebre. In quel tempo il castello era di proprietà di Ranuccio Farnese, ossessionato dalla sfortuna e dal malocchio, che incolpava per ogni evento infausto. Fu Pomponio Torelli, amante di alchimia, ad accogliere la maga nella corte e a mettere alla prova i suoi poteri.
Chiese un consulto per il figlio Pio, ma lei che doveva dire sempre la verità, rispose in modo inaspettato: "Vedo un lago di sangue e teste mozzate che vi rotolano. Una di queste è quella di vostro figlio". Pomponio colto da un fremito, accettò il responso, ma Ranuccio che era lì presente, convinto che quella fosse una maledizione e lei una strega, ordinò di farla arrestare. Terribile fu il suo destino: nelle prigioni non le fu dato cibo e acqua, lasciandola morire di stenti. E questo per aver predetto un fatto che poi si verificò, perché il 19 maggio 1612, Pio Torelli fu davvero giustiziato in piazza e gli fu tagliata la testa.
Prima di morire Bema nella disperazione pregò per incontrare la Madonna al posto del cupo mietitore. La Madonna apparve e quando la vide espresse un altro desiderio per pacificare la sua anima, ormai distrutta da quell’ingiustizia. Chiese di apparire sottoforma di spirito a tutti i discendenti della famiglia dei Torelli poco prima della loro morte, affinché potesse imprimere nella loro mente come una sorta di maledizione, quello che le era stato fatto. La prima menzione della “Dama bianca” risale al 1518 quando l’incontro tra lei e un discendente dei Torelli prima di morire, fu riportato in un documento di Leone Smagliati considerato una delle prime testimonianze spiritiche d'Italia "A 6 settembre, mercore (mercoledì), morì il conte Francesco Torello, in lunedì, a hore 12, e gli apparsi (apparve) una donna vestita di bianco, come aparea a tuti questi Torelli, a nonciarli (annunciargli) la morte".
Di lei qualcosa è rimasto: è una mummia, conservata nella rocca e ritrovata nel XVIII secolo, considerato il suo corpo, perché sarebbe stato rinvenuto anche un messaggio “Della Bema questo è il corpo, chi felice viver vuole non lo tolga dal suo letto”. Conoscendo i poteri di questo fantasma mai nessuno ha avuto il coraggio di spostare la mummia, o forse no, dato che qualcuno ci provò, ma subì terribili conseguenze. Bema appare nel castello sia in spirito che in corpo con la sua mummia, una Dama bianca dallo sguardo nascosto, eterna memoria dell’infausto destino che attende ogni uomo della Terra.