
articolo e fotografie di Paolo Panni - pannipaolo@gmail.com
I capitoli di questa scheda sono:
• Il misterioso fenomeno delle formiche volanti
• Le simbologie dell'esterno
• Una chiesa templare?
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Piccola frazione di Pellegrino Parmense, Iggio sorge nell’alta valle dello Stirane. Al centro della borgata, che conta poche decine di abitanti, ecco svettare la caratteristica pieve, dedicata a San Martino Vescovo. La sua fondazione è decisamente antica. Infatti la prima citazione della chiesa emerge in un documento datato 1040, conservato nell’archivio dell’abbazia di San Salvatore di Tolla (cfr. P.M.Campi, "Dell'Historia Ecclesiastica di Piacenza"), relativamente alla donazione di alcune terre site presso la pieve di S. Martino di Iggio al monastero suddetto, da parte dell'arcivescovo di Milano Ariberto d'Intimiano proprio per la per la costruzione di un oratorio a pianta centrale a croce greca.
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Le cappelle di S. Giovanni in Galla ultra montes, oggi cappella dei Volpi, di Gunda, poi dei Cavalieri di Malta, di Ceriato, di S. Genesio, ora distrutta, di S. Cristina, erano sotto la giurisdizione della pieve di S. Martino.
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Dal numero di cappelle da essa dipendenti si deduce l’importanza della pieve di Iggio nell’XI e XII secolo.
Si ipotizza fra l’altro che la sua istituzione sia addirittura antecedente al 1040: teoria, questa, sostenuta anche dal fatto della dedicazione al celebre Vescovo di Tours, santo assai venerato in epoca longobarda.
Il misterioso fenomeno delle formiche volanti

La pieve dipendeva dalla diocesi di Piacenza (da appena qualche anno è passata a quella di Fidenza) e, come sottolineato, aveva sotto la propria giurisdizione diverse cappelle. Fra queste, quella non più esistente di Santa Cristina che, come sottolineato, era di pertinenza del Vescovo di Parma. Circostanza, questa, che non mancò di sollevare tensioni tali da portare all’intervento di papa Alessadro III che, con propria sentenza del 1146, trasferì la cappella alle dipendenze del Vescovo di Piacenza.
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E proprio relativamente alla cappella di Santa Cristina, nel territorio di Iggio, il Campi riferisce anche dello stupore suscitato ogni anno per il prodigioso e misterioso evento delle formiche volanti che, proprio dopo la ricorrenza di Santa Cristina, iniziavano ad apparire sul monte attorno alla chiesa per due settimane, per poi scomparire. Probabilmente si dirigevano verso il Monte delle Formiche, attorno al Santuario di Santa Maria di Zena dove, giungendo ad inizio di settembre, andavano a morire proprio nei dintorni della chiesa. Un evento documentato fin dal XV secolo che ha sempre posto mille interrogativi che le popolazioni del luogo hanno da sempre legato ad una motivazione mistica. Le centinaia di migliaia di formiche suicide vengono poi raccolte, benedette e distribuite ai fedeli. Un perfetto rapporto della natura con un luogo sacro, cosa percepiscono dei piccoli insetti che noi non sentiamo?
Le simbologie dell'esterno

Della primitiva costruzione romanica restano scarse tracce e, come si apprende da un carteggio relativo alla visita Pisani del 1774 conservato all’archivio vescovile di Piacenza, in cui si parla di imponenti lavori di ristrutturazione e ricostruzione non ancora ultimati, la chiesa nel suo aspetto odierno risale appunto alla seconda metà del XVIII secolo.
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Di particolare interesse ciò che si può ammirare esternamente. Infatti negli stipiti del portale sono inserite delle bizze di pietra scolpite, venute alla luce proprio durante i restauri del 1924. Una raffigura un uccello bezzicante (probabilmente una colomba) mentre una pietra angolare è ornata con fiori stilizzati terminanti a ricciolo, affiancati da una piccola croce astile e da un orante. Sul lato posto verso Occidente, si apre poi un piccolo portale.
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Strombato e tripartito, ornato nell’arco con motivi a scaglie e a losanghe, che presenta negli sguanci un fregio nel quale si susseguono decorazioni a foglia, rosette quadripetale, alberi stilizzati ed anche un calice, incisi in pietra locale, con un intaglio secco e netto. Si tratta di motivi ornamentali, presi in parte anche dal bestiario medioevale, riconducibili al XII secolo.
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Una chiesa templare?

Alcuni di questi simboli, però, richiamano anche all’iconografia templare e, visto anche la vicinanza con la Via Francigena (la pieve insiste in un territorio anticamente attraversato da un percorso trasversale che metteva in comunicazione la strada che da Fidenza portava a Bardi e Varsi con la via Francigena e Berceto) non è affatto da scartare l’ipotesi di possibili tracce templari, che rende ancora più affascinante la misteriosa storia di questo luogo. Iggio costituiva anche un’importante tappa per Fidenza e Berceto, sulla strada che da Veleia Romana si collegava con la Francigena.
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Ecco perché non è da scartare la possibilità di tracce templari su questo interessante sacro edificio che, al suo interno, conserva anche un fonte battesimale in pietra, memoria della primitiva funzione battesimale.
(c) articolo e fotografie
Paolo Panni - pannipaolo@gmail.com
Fonti
http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/ |