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Luogo: Castello di Contignaco, via Contignaco Castello 126, Salsomaggiore Terme (PR)

Questo luogo appartiene al gruppo:
Personaggi (Dante Alighieri)

Simboli:
Emilia Romagna

"LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE" AL CASTELLO DI CONTIGNACO

Contignaco è una Frazione di Salsomaggiore Terme, in cui sorgono due splendidi edifici medievali ricchi di storia e mistero: la pieve di San Giovanni ed il castello.
Il castello di Contignaco in particolare nasconde un mistero che potrebbe far emergere pagine sconosciute della vita di Dante Alighieri e forse persino preziose terzine, scritte dalla sua mano.
A tal proposito narra la leggenda che il poeta venne qui, in visita al parente Paolo Aldighieri, che aveva da alcuni mesi conquistato il castello, dopo una violenta battaglia.
Dante arrivò al maniero costeggiando i dirupi e i boschi limitrofi, luoghi tetri da cui, secondo la leggenda, trasse l’ispirazione per comporre la terzina infernale “per me si va nella città dolente”.
Viene tramandata un'altra versione della storia, in cui i versi ispirati da questi luoghi sarebbero: “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, entrambe le terzine sono parte del Canto III.
Si narra inoltre, che nel castello sarebbero state nascoste alcune pergamene autografe dell’opera, lasciate in custodia al parente, quando il Poeta si allontanò da Contignaco, presumibilmente per tornare a Verona, dove è certa la sua presenza in quegli anni, al servizio di Cangrande della Scala.

La leggenda tornò all’attenzione del pubblico il 31 maggio 2002 quando fu organizzato a Fidenza un simposio dedicato a Dante, in cui autorevoli storici e dantisti, ricordarono la copia della Divina Commedia realizzata nel 1411 da Giovanni de Gambis di Borgo San Donnino (nome antico di Fidenza) conservata nella Biblioteca Nazionale di Napoli e considerata una delle migliori sette copie dell’Opera, le più fedeli all’originale, tra le 600 esistenti. Nel simposio si ipotizzò che l’amanuense medievale potesse avere avuto in visione, pagine autografe del Sommo Poeta. Qualcuno ipotizzò inoltre che le pagine originali potessero essergli state prestate dagli Aldighieri di Contignaco e, in seguito, nuovamente nascoste nel castello di famiglia. Cosa può esserci dunque di vero o perlomeno plausibile, nella leggenda?
È altamente plausibile che gli Aldighieri di Contignaco fossero davvero i parenti emiliani di Dante, teoria accettata dagli studiosi e avanzata già nel 1381 da Filippo Villani.
È possibile, ma non provato, che Dante fosse stato inviato a Contignaco da Cangrande, per organizzare una sommossa a Parma, come sembrano indicare alcune coincidenze, che paiono episodi di un'unica storia, che racconta della divergenza di interessi tra Cangrande della Scala, signore di Verona, e Giberto da Correggio, signore di Parma.

La cronologia degli eventi è infatti perlomeno curiosa:
- Nel 1315 (primavera) gli Aldighieri conquistano la fortezza di Contignaco.
- Nel 1315 (maggio) Dante rifiuta il condono fiorentino e ottiene protezione e asilo da Cangrande di Verona.
- Nel 1315 (luglio) Cangrande presiede le trattative tra Borgo S. Donnino e Parma, a chiusura di una guerra tra i due Comuni, imponendo una pace non molto conveniente ai parmigiani.
- Nel 1315 (estate inoltrata) Cangrande, presiede le trattative di pace, ma organizza anche in modo assolutamente segreto, l’insurrezione di Parma contro Giberto da Correggio.
- il 25 luglio 1316 il colpo di Stato ha successo, uno dei principali complici di Cangrande è Paolo Aldighieri di Contignaco, fino ad allora ricco magnate di Parma e cognato di Giberto da Correggio.

 

Dante fu quindi un agente segreto al soldo di Verona, mandato tra l’autunno 1315 e la primavera 1316, dal parente parmigiano per organizzare la congiura?
Sicuramente fu un abile diplomatico, capace di realizzare accordi e mantenere segreti, al servizio dei vari potenti che lo ospitarono, impossibile affermare con certezza se si adoperò anche per rovesciare il governo di Parma, ma è altrettanto arduo negarlo.
Esistono inoltre coincidenze che sembrano emergere dal Canto III, riguardo la descrizione poetica della zona di Salsomaggiore in epoca medievale, descrizione dura ma non dissimile dalla realtà dell’epoca, con parole che nei secoli successivi verranno utilizzate da altre persone, non più in poesia, ma con una prosa molto cruda, da chi molto probabilmente non aveva mai letto Dante.
Per questi e altri motivi la presenza del Sommo a Contignaco non parrebbe invenzione, ma ricordo confuso di un fatto realmente avvenuto nel 1315, che potrebbe portare alla scoperta di parti sconosciute della sua biografia e delle pagine uniche al mondo realizzate di suo pugno, perché tutto ciò che scrisse è andato perduto. Ma se qualcosa si fosse salvato, forse è ancora nascosto in questo maniero.
La ricerca continua, perché il castello conserva affreschi e stemmi da decifrare, eventi storici da verificare e particolari da analizzare. Sono tante le voci a Contignaco che sembrano volerci raccontare del Poeta e della sua sconosciuta vita, misteriosa tanto quanto le “chiavi” celate nella Commedia, ma occorre sempre ascoltarle con cautela, rispetto e attenzione, perché già si sa che prima o poi, qui si finisce “dentro le segrete cose”.


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