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CASTELMEZZANO (PZ) - LA CITTA'
LA CITTA' DEI TEMPLARI

Basta uno sguardo a Castelmezzano per comprendere il perché sia stato scelto tra i trentasette borghi più belli d’Italia, dato che è impossibile non restare affascinati dalla splendida ed eterea bellezza di questo luogo, che pare un diadema della corona della regina Terra, abbarbicato tra le alte guglie delle Dolomiti Lucane.
Castelmezzano nasce nel X secolo, quando i cittadini di Mandoro (Mondo d’Oro) fuggirono e cercano riparo tra le vette delle montagne degli arabi che stavano invadendo la zona. Qui trovarono salvezza, sia per la zona ricca d’acqua sia perché le ripide rocce permettevano di difendersi dagli invasori facendo rotolare enormi massi.

L’incredibile scala verso il cielo
Castelmezzano ha origini da un insediamento militare normanno dal nome di Castrum Medianum (castello di mezzo tra Pietrapertosa e Albano), che si stabilì in questo luogo per monitorare e allontanare l’avanzata araba.

A Castelmezzano rimangono le rovine di un’antica fortezza normanna raggiungibile con una stretta e ripida scalinata che sale verso il cielo.

Lo stemma templare
La magia che suggerisce questo luogo nasce soprattutto dal suo trascorso storico, la città era infatti magione templare. A testimonianza di ciò vi sono varie simbologie distribuite in tutto il paese, prima tra esse un elemento di fondamentale importanza: lo stemma del paese.
Esso rappresenta lo stemma dei Templari vero e proprio perché riporta due cavalieri su un unico cavallo.

Questo simbolo ha da sempre identificato l’Ordine, dato che riassumeva in un’immagine la povertà e la carità (la condivisione di un unico cavallo) e la dualità spirituale, il bianco e il nero, il bene e il male, necessari entrambi per ottenere la conoscenza assoluta. Adamo ed Eva, nati e cresciuti nel Bene, ebbero la conoscenza assoluta non appena assaggiarono la mela del peccato giungendo a toccare la conoscenza assoluta non appena capirono l’essenza del male. La luce illumina e sconfigge il buio, ma senza di esso non potrebbe esistere. Per questo il concetto di bianco e nero era così caro ai Templari, perché il vero cammino dell’iniziato nascendo dall’oscurità, dopo una serie di prove  avrebbe finalmente raggiunto la luce del Bene assoluto. Un cammino di Adamo ed Eva… al contrario! I due cavalieri nello stemma della città potrebbero anche essere i due crociati che partirono alla conquista della Terrasanta verso l’anno mille.

E Castelmezzano, un luogo che sembra semplice e umile, detiene a effige del proprio comune l’autentico simbolo templare… e in questo caso non solo vi sono due cavalieri su un unico cavallo, ma uno dei due è moro. La dualità qui, e in nessun altro posto è più completa.

Castelmezzano tra l’altro si trova proprio all’interno di una catena montuosa, come se fosse racchiuso dentro una grande coppa del Graal, che contiene l'intera città compresa di fonte e albero della vita che si trovano accanto alla Chiesa di S. Maria dell'Olmo.

La leggenda dei pastori Paolino e Ualano
Una leggenda racconta che a trovare il luogo perfetto per fondare Castelmezzano fu un pastore di nome Paolino che nei suoi viaggi alla ricerca di  nuovi pascoli, trovò una zona perfetta per rifugiare gli abitanti in pericolo, non solo era protetto da alte rocce che costituivano un nascondiglio perfetto, ma il luogo era  anche ricco d’acqua che affiorava naturalmente dalle rocce.
In seguito nell’anno 1000 d.C. venne conquistata dai Normanni che vi costruirono la fortezza visibile ancora oggi. Purtroppo il luogo così ricco di insenature nelle rocce fece proliferare il fenomeno del brigantaggio trasformando la zona in un vero e proprio Far West. Famosa è la vicenda del pastore UALANO che decapitò il temutissimo brigante OCCHIO DI CANE (Storia stranamente identica alla vicenda biblica di Davide e Golia).

Lo sposalizio degli alberi
Una tradizione pagana e molto antica è lo “Sposalizio degli alberi” celebrato ogni anno a maggio, il mese della fertilità della terra e dell’esplosione della vita. Si tratta di un rituale di unione sessuale tra un tronco di cerro e una cima di agrifoglio, scelti nel bosco e trasportati in paese con grande festosità. Viene prima infiocchettato l’agrifoglio e poi viene unito al tronco che verrà poi scalato dall’abitante più coraggioso.

(c) Foto Lorenzo Palazzo
Contenuti in parte tratti da http://www.castelmezzano.net

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