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I FUOCHI FATUI E LE SFERE DI LUCE



Di Mario Contino
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Sarà capitato a molti, soprattutto in passato costeggiando i viottoli che spesso costeggiano i cimiteri dei piccoli centri urbani, oppure mentre si trovano all’interno dello stesso campo santo, di assistere ad un fenomeno affascinante quanto inquietante: l’apparizione di improvvise fiammelle rosse o bluastre tra le lapidi sepolcrali.
Mi riferisco al fenomeno dei “fuochi fatui”, “fiamme” improvvise dovute alla naturale “combustione” di gas sprigionati durante il processo di decomposizione organica, nulla di paranormale, un fenomeno assolutamente naturale che per secoli è stato ritenuto, colpa dell’ignoranza in materia, la prova dell’esistenza dell’anima umana.

I fuochi fatui e le sfere di luce

L'ossidazione del fosfato e del metano - prodotti derivanti dalla decomposizione anaerobica del carbonio organico - e la loro successiva reazione chimica con l’ossigeno presente nell’atmosfera, può provocare una luce splendente dovuta a chemiluminescenza ed è la causa del fenomeno del fuoco fatuo.

Con il termine “chemiluminescenza” si intende l’emissione di radiazione luminosa nell’ambiente in seguito ad una reazione chimica tra due o più reagenti, nello specifico i fuochi fatui sono freddi, non possono incendiare l’ambiente circostante o, come molti sostengono magari per nascondere atti vandalici, le foglie secche presenti tra le tombe dei cimiteri.
Non si tratta di una combustione vera e propria  ma di una reazione capace di sprigionare radiazione luminosa, meglio ribadirlo a scanso di equivoci.

Con quanto appena scritto non intendo assolutamente escludere la possibilità di manifestazioni spiritiche reali che similmente potrebbero essere visibili all’occhio umano in particolari circostanze, e di seguito cercherò di classificarne alcune nel limite delle mie possibilità.

In Giappone, in cui il folklore è ancora alla base di tradizioni popolari molto sentite dagli abitanti e molto apprezzate dai turisti, sono moltissime le leggende che avrebbero come protagonista del presunto fenomeno spiritico, manifestazioni luminose simili a quelle prodotte dal “fuoco fatuo”.
Principalmente in Giappone sono ben noti i  “fuochi di volpe”, fiammelle prodotte dai “demoni volpe” (Kitzume), esseri astuti ed imprevedibili che rappresenterebbero più che altro un pericolo per i malcapitati di turno.
Non è un caso che la maggior parte degli spiriti Giapponesi abbiano sembianze animali, del resto si tratta di un popolo che ha a lungo vissuto in una condizione quasi simbiotica con la natura.
Questa condizione ha fatto si che nascesse un folklore basato su spiriti naturali (elementali) ed esseri che deriverebbero da animali in carne ed ossa che, superato un certo numero di anni, acquisirebbero doti paranormali, assumendo caratteristiche di norma attribuite ai demoni.
La volpe, in particolare, potrebbe vivere centinaia se non migliaia di anni e man mano acquisire poteri eccezionali, più sarebbe anziana e potente, e di più code sarebbe dotata, per un massimo di nove code.
A tal proposito occorre ricordare che i manga giapponesi hanno più volte citato questi spiriti, tra i quali la volpe ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza. Ad esempio nel manga Naruto (scritto e disegnato da Masashi Kishimoto) l’intera storia ruota intorno ai misteriosi poteri che il demone “volpe a nove code” donerebbe al protagonista del racconto.

I fuochi di volpe, “Kitsunebi” in giapponese, apparirebbero di notte come lanterne nell'oscurità.
Il loro numero crescerebbe man mano e scomparirebbero improvvisamente così come apparse.
Il loro colore varierebbe così come le loro caratteristiche: quelle di colore rosso – arancio potrebbero dar origine a veri incendi, mentre quelle di colore bluastro sarebbero ritenute più nefaste, non emanerebbero calore e preannuncerebbero disgrazie e malattie.
In giappone il fuoco fatuo associato alle anime dei defunti si chiama “Hitodama”, sfere luminose di colore bluastro o verde scuro tendente all'azzurro, apparirebbero nei cimiteri e, a differenza dei fuochi di volpe (fiammelle), queste sarebbero sfere perfette dotate di una scia luminosa simile ad una piccola coda.

Altre credenze

In molte zone alpine italiane è ancora diffusa la credenza che associa i fuochi fatui alle anime di persone avare che in tal modo sconterebbero la loro dannazione eterna.
In Svizzera invece si credeva, in alcune zone, che i fuochi fatui fossero spiriti portatori di malattie e pestilenze, ergo anche in questo caso era loro associato un significato negativo, simile a quello che in Giappone è associato alla comparsa del fuoco di volpe azzurro.

Se pensiamo alla descrizione scientifica del fuoco fatuo riportata ad inizio di questo articolo, è lecito supporre che in alcune aree rurali ricche di materiale organico in decomposizione, magari non visibile ma ben presente nel sottosuolo o in acquitrini, alle fiammelle azzurre sprigionate dalla decomposizione, seguivano eventuali malattie dovute proprio a batteri provenienti dalla putrefazione organica dei corpi.
Ergo l'associazione tra le fiammelle azzurre e l'arrivo di un periodo nefasto e ricco di malattie risulta essere tutt'altro che improbabile.

Del resto però non si può non tener presente di alcune peculiarità che nel folklore di tutto il mondo sono spesso attribuite sia ai fuochi fatui classici, al di la del colore, che alle sfere luminose:

  • danzerebbero sull'acqua con movimenti circolari, dando vita a spettacoli stupendi;
  • si muoverebbero nei boschi tra i tronchi degli alberi, in maniera intelligente ed evitando questi ultimi, quasi nascondendosi tra loro.
  • pur svanendo nel nulla appena avvistati da un uomo (se dovessero accorgersi di essere stati avvistati), sembrerebbero curiosi dell’essere umano.

Tali comportamenti porterebbero a credere che ci sia molto di più del semplice fenomeno fisico, che comunque potrebbe essere alla base del gran numero degli avvistamenti dei “fuochi fatui”.
Alcuni ritengono che possa trattarsi della fugace apparizione di spiriti elementali nella loro reale sembianza.

Recentemente si è associato un fenomeno molto simile alla comparsa dei famosi “cerchi nel grano”, Crop Circles in inglese.
Secondo alcuni testimoni, i pittogrammi sarebbero creati da sfere di luce “Bool” che sorvolando velocemente il campo di cereali creerebbero il famoso Cerchio nel grano in pochi minuti, spesso secondi.
Secondo le teorie più accreditate, si tratterebbe di sfere di energia dotate di un forte campo elettromagnetico, probabilmente fenomeni plasmatici molto simili ai fulmini globulari, ciò spiegherebbe anche l’anomalia rilevata nei Croop Circles ritenuti autentici, ossia spighe di cereali non piegate da un azione meccanica ma da un campo elettromagnetico così intenso da procurare una specie di esplosione all'interno dello stelo.
Tale fenomeno sarebbe riscontrabile e misurabile strumentalmente per diverso tempo all'interno del pittogramma creato.

Nel corso dei miei studi ho cercato più volte di descrivere la similitudine tra il fenomeno “manifestazione spiritica” ed il fenomeno del fulmine globulare.
Ne deriva una somiglianza evidente in diversi fattori:

  • Capacità di attraversare la materia (tranne il metallo),
  • Capacità di apparire improvvisamente sia all'aperto che in luoghi chiusi,
  • Capacità di scomparire improvvisamente lasciandosi dietro un forte odore di zolfo o ozono,

Se a queste caratteristiche si associa l’intelligente progetto che sembrerebbe essere alla base di differenti pittogrammi nei Croop Circles, allora non è certo da escludere che tali sfere possano essere l'ennesima manifestazione spiritica descritta solo in relazione di ciò che vorremmo che fosse, ossia un fenomeno fisico controllabile e non un eventuale presenza spiritica che farebbe crollare molte delle nostre stupide certezze.
In poche parole sarebbe come il costruire l'equazione partendo dal risultato e stabilendo che la stessa debba avere determinate caratteristiche a noi note, evitando dunque di considerare fattori alternativi che potrebbero portare al medesimo risultato.

Fuochi fatui e sfere di luce...
Un mistero ancora da svelare.

PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO

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Maro Contino

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